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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il candidato sindaco del Partito Democratico alle elezioni di San Benedetto è Paolo Perazzoli: questo il responso delle elezioni primarie che si sono svolte a San Benedetto domenica 6 marzo. Una giornata che potrebbe passare alla storia di San Benedetto per l’incredibile affluso che si è verificato ai seggi: quasi 7.200 votanti, molti di più di quanti erano attesi tanto che le schede inizialmente stampate erano state 6 mila e attorno alle 19 si è dovuto ricorrere a fotocopiarle.

Un afflusso che solo per queste primarie vale il 18% dei voti complessivi del totale votanti, e un flusso che ha visto recarsi ai seggi anche cittadini non direttamente richiamabili al Pd.

“Segnale che è stata una sfida vera” ha dichiarato Paolo Perazzoli appena entrato nella sede del Pd di via Manara. Pensare che 15 anni fa, in una sfida anch’essa molto sentita, proprio Perazzoli uscì sconfitto dalla corsa per il Parlamento proprio nella stessa sede: si tratta anche di una piccola rivincita storica.

La vittoria di Perazzoli è parsa subito netta, fin dai primi seggi che fornivano i risultati e si è via via ampliata. Di Francesco è riuscito a tenere botta nella zona di Porto d’Ascoli, pur senza sfondare e soprattutto rimediare larghe sconfitta nei seggi del Municipio e del centro e soprattutto nella zona nord. Dati che vanno letti e interpretari sia in ottica futura sia per quanto riguarda il passato.

LE PRIMARIE E IL PASSATO A leggere i risultati appare chiaro che la strategia di affiancare Di Francesco a Margherita Sorge in ottica anti-perazzoliana sia stata un suicidio politico. Occorre ricordare come si è arrivati a questo schieramento di candidature: Margherita Sorge ha annunciato la propria candidatura prima di tutti, prendendo in contropiede il Partito, già a fine agosto. Perazzoli ha realizzato un sondaggio a fine estate e ad ottobre era ufficialmente della partita. A loro si è aggiunto Tonino Capriotti, riferimento dell’area renziana. Soltanto a quel punto è arrivata quella di Di Francesco. Forse ha accusato un ritardo rispetto agli altri, ma soprattutto a quel punto si è creato un “doppio duo”: Perazzoli e Capriotti candidati critici verso la giunta Gaspari (Perazzoli con più peso e anche durezza), Sorge e Di Francesco invece come rappresentanti della continuità, essendo stati la prima assessore per dieci anni, Di Francesco vicesindaco nei primi cinque anni. E se tra Perazzoli e Capriotti c’è stato un notevole squilibrio, nonostante il buon risultato complessivo del renziano, Di Francesco e Sorge invece si sono ostacolati a vicenda. Tanto che in zona Agraria proprio il buon risultato della Sorge ha evidentemente impedito a Di Francesco di fare il pieno sperato. Dunque una scelta “suicida”, che avevamo sottolineato nei nostri incontri con i candidati sindaci. Di Francesco era il candidato del Partito (benedetto dal deputato Agostini) in funzione anti-Perazzoli. Ma avere due forti candidati che si contendevano i voti a favore dell’amministrazione Gaspari, per altro molto contestata, ha danneggiato entrambi.

LE PRIMARIE E IL FUTURO Nella sede del Pd, oltre a Perazzoli, si è visto un raggiante Tonino Capriotti, che ha festeggiato i quasi mille voti raccolti: “Era quanto ci aspettavamo, ma non pensavamo che ci sarebbero stati oltre 7 mila votanti”. Nessuna traccia di Di Francesco e Sorge, evidentemente amareggiati da un risultato che speravano diverso. Ma non sono gli unici e Perazzoli crediamo lo sappia. Le primarie lasciano anche molte ferite aperte, non solo nei due principali sconfitti, ma anche all’interno del partito e nella coalizione. I dati ufficiali ancora non erano pronti e in Municipio già si ascoltavano esponenti del Pd e di alcune forze attualmente alleate a livello comunale che mostravano chiaramente di non gradire il risultato. La vittoria dà autorità a Perazzoli ma tutti ricordano come nel 2009 Canzian vinse le primarie ad Ascoli ma poi fu oggetto di un “fuoco amico” da parte del Pd ascolano e offidano. Se far salire sul carro del vincitore – in senso non spregiativo ma concreto – Capriotti sembra una cosa scontata e semplice, non facile sarà ricucire con Di Francesco (anche se ha inviato un Sms di congratulazioni a Perazzoli) e tutta la parte di partito, da Agostini a D’Erasmo, che lo ha appoggiato. Impossibile invece tenere un contatto stretto con Margherita Sorge: lo stesso Perazzoli ha ribadito che in base allo statuto del Pd non è possibile candidarsi tre volte consecutive come consigliere comunale, e in questo modo ha dato il benservito all’ex assessore al Turismo.

E altre potrebbero essere le trappole interne.

Ma oltre questo, vi sono anche questioni legate ad esponenti che in questi anni sono stati a stretto contatto con Gaspari: i Verdi, ad esempio, hanno sempre criticato duramente Perazzoli, e viceversa; Sel aveva già detto che in caso di vittoria di Perazzoli non vi sarebbe stato accordo elettorale; e tutta da verificare è la situazione relativa ai Socialisti e all’assessore Sestri. Per non parlare dei centristi Pellei e Calvaresi.

Chiaro che l’obiettivo di Perazzoli, come annunciato in queste settimane, è quello di creare una “coalizione vasta che vada da Rifondazione ai moderati“. Facile a dirsi, difficile a farsi. Non è escluso che il vincitore delle Primarie si debba trovare con parte del partito e molti alleati in opposizione, con il rischio di liste alternative al suo nome. Così come è vero, tuttavia, che la vittoria alle primarie, ottenuta in opposizione alla linea ufficiale del Pd e all’amministrazione Gaspari faccia capire come in questo momento Perazzoli sia il più temibile candidato da battere, più che da “abbattere”. E non solo nel centrosinistra.