SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “L’unico cambiamento sono io, sarò il candidato dei cittadini. Con me le riunioni con i residenti si faranno prima di prendere una decisione, non dopo”. Tonino Capriotti si tuffa nell’avventura delle primarie con un incontro che non rappresenta l’inizio della campagna elettorale, ma piuttosto un primo abbraccio al suo quartiere.

Nessuna sede, nessun affitto da pagare. Lunedì sera Capriotti accoglie i suoi sostenitori all’interno di un’attività commerciale di Via Laberinto. Non più di 35 persone, abbastanza però per bocciare l’attuale amministrazione comunale e l’intera classe dirigente del Pd.

Le prime frecciate sono tutte per Antimo Di Francesco: “Lo stimo, ma è l’espressione dell’apparato. Alla sua presentazione c’erano Agostini, D’Erasmo, Gaspari, la Casini. Quando si viene da fuori ad imporre alla città la candidatura del segretario provinciale, non mi va bene. Perlomeno i miei sostenitori sono tutti di San Benedetto. Se perderò, sarà un’occasione perduta per la città”.

Sabato sono saltati gli equilibri. Se prima il principale rivale veniva identificato nella figura di Margherita Sorge, la presentazione del manifesto di Di Francesco ha spostato radicalmente l’obiettivo. I renziani si riscoprono così rottamatori della nomenclatura.

“Io non dovrò rispondere a nessuno, se non ai cittadini – tuona Capriotti – mi arrabbio quando sento dire che i politici sono tutti uguali. Non è vero. Chi ha avuto l’opportunità di fare e non ha fatto con che faccia si ripresenta dicendo che farà delle cose?”.

Di tutti i candidati, il renziano è quello che ha meno da perdere. Condizione che priva Capriotti di ogni freno: “Il programma di mandato di cinque anni fa non è stato rispettato. San Benedetto ha espresso il 30% delle sue potenzialità, abbiamo una Ferrari ma andiamo in prima. Si rimetta al centro il lavoro, mediante la creazione di sistemi cooperativistici locali e non più esterni”.

E’ solo l’antipasto. A breve distanza Capriotti se la prende con i dipendenti comunali: “430 persone producono una mole di lavoro minore di enti che ne hanno 30. I concorsi sono un sistema fallimentare per chi crede nel merito. A San Benedetto ci sono bravi dipendenti, critico il sistema del postificio che non mette al centro il lavoro, la responsabilità ed il merito. È ora dire basta al posto e di affidare obiettivi chiari, misurabili ed una tempistica. Responsabilizzare chi lavora e premiare il merito ”.

Seguono accuse alla Start e alla metodologia di raccolta dei rifiuti. Sul trasporto pubblico il giudizio è drastico: “A San Benedetto non funziona. La Start non ci serve, se non per portare la mattina i ragazzi a scuola. Di sera circolano autobus completamente vuoti. L’azienda si misuri sulla base dei cittadini che trasporta”.

In merito alla differenziata, colpisce invece l’elogio ad un ente guidato dal centrodestra: “Siamo al 67%, eppure ad Ascoli pagano una tassa che è la metà della nostra. Come si può parlare di successo? E’ un trionfo solo  se crei un buon servizio e riduci i costi”.