SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Pubblicità di talismani e magia. E fu così che il Bollettino Municipale del Comune di San Benedetto finì sotto la lente d’ingrandimento.

Ad indignarsi è stato in primis don Dino Pirri, parroco della Madonna della Speranza di Grottammare che, dopo aver sfogliato il numero di maggio del Bum ha twittato indignato: “Mi vergogno di essere residente nel Comune di San Benedetto”.

Una pagina promozionale regolarmente acquistata da un centro regolarmente registrato. Eppure il parroco ha smosso la questione etica, ritenendo inopportuna la decisione portata avanti dall’ufficio comunicazione dell’ente.

Ventiquattr’ore più tardi è stato il sindaco Gaspari in persona a scusarsi, sempre con l’ausilio dei social network. “Mi spiace leggere che ti vergogni di essere residente a San Benedetto del Tronto. Se non altro perché la Città di San Benedetto del Tronto è uno dei pochi Comuni del Piceno (e penso di non errare se affermo che lo è di tutta Italia) che da sempre cerca di ostacolare tutte le forme di dipendenza dal gioco d’azzardo, all’alcol, dalla droga, dai disordini alimentari collaborando con associazioni e istituzioni, laiche e no, che si occupano dei problemi sociali e delle fragilità. Solo per ricordare l’ultima azione in ordine di tempo: l’apertura della “Casa delle Genti” in collaborazione con il Gus e l’associazione Ora et Labora. Capisco che di tutto questo si possa anche non essere orgogliosi: però prendere a pretesto una inserzione pubblicitaria sul Bollettino Ufficiale Municipale per dichiarare di vergognarsi di essere sambenedettese e fare di tutt’erba un fascio non mi sembra la reazione degna di una persona intelligente quale sei”.

Gaspari a questo punto azzarda un paragone chiamando in causa nientemeno che la Santa Sede: “Se usassi il tuo stesso metro di valutazione potrei dire: visto che il Vaticano è azionista del Casinò di Montecarlo, allora tutti i preti sono dipendenti dal gioco o che la Chiesa istighi al gioco. Un ragionamento del genere, a cosa serve?”.

Una cosa è comunque certa: “Farò quanto è in mio potere affinché tali episodi non accadano più. Ma ti chiedo: una volta che ci si è accorti dell’errore, perché di questo si tratta – un disguido tra la redazione del giornale e la società concessionaria della pubblicità sull’organo di informazione istituzionale dell’Ente – che l’errore è stato riconosciuto, che sono state porte le doverose scuse, perché andare oltre? Sono convinto che quanto hai scritto non lo pensi, che sei e continuerai ad essere orgoglioso di essere cittadino della nostra San Benedetto”.