TORINO – Nei giorni scorsi la Seconda Sezione della Squadra Mobile di Torino ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale piemontese Giorgio Potito su richiesta del Sostituto Procuratore Antonio Smeriglio, a carico di una cittadina brasiliana di 53 anni. Inoltre è stata data esecuzione all’applicazione della misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla P.G. nei confronti di un’altra cittadina brasiliana di 36 anni. L’operazione è stata denominata “Vida Loca”.

Come si prende atto dal comunicato rilasciato sul sito della Questura di Torino, le persone denunciate sono state ritenute gravemente indiziate di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione a danno di giovani donne e uomini provenienti per lo più dal Sud America. L’indagine trae origine dalle denunce formalizzate nel 2012 da una cittadina brasiliana che riferiva di essersi prostituita a Torino e in altre città d’Italia per conto delle persone indagate nel periodo compreso tra novembre 2008 e marzo 2012.

L’attività investigativa (supportata dall’intercettazione di numerose utenze telefoniche) è stata articolata in mirati servizi di osservazione, di appostamento e di pedinamento e ha consentito di acquisire elementi di colpevolezza a carico delle due donne. In questo modo, si è riusciti a far luce sull’esistenza di un gruppo criminale costituito da cittadini brasiliani che gestivano il meretricio di numerose ragazze che venivano fatte giungere in Italia dall’America meridionale e da altri Stati Europei quali la Spagna.

Le donne, una volta giunte sul territorio nazionale, venivano trasferite negli alloggi a disposizione del gruppo che erano situati in varie città italiane tra le quali Torino, Aosta, Siena, Paestum, Como, San Benedetto del TrontoPorto d’Ascoli, Pesaro e Cremona. Veri e propri “comparti regionali” con sede operativa a Torino, luogo dal quale venivano gestite tutte le telefonate dei potenziali clienti.

Questi “comparti regionali” erano delle sedi periferiche dove le sfruttate venivano collocate per prostituirsi. Il gruppo individuava gli alloggi necessari provvedendo a inserire annunci su siti internet specializzati. Gli sfruttatori, inoltre, avevano anche creato dei book fotografici delle ragazze le cui foto erano poi pubblicizzate. Il giro di affari del gruppo si aggirava intorno al milione di euro annuo.