Il lungomare è la cartolina turistica per eccellenza di San Benedetto, il suo vanto principale da sempre, come testimonia la vecchia poesia di Quondamatteo intitolata “Sammenedètte” :

Perchè, de paradése còmma quéste,
sòpr’a stà tèrre, puche n’eséste!
Le vèrde palme jò lu lungumare, 
jè nu patremonie de chéje rare;    
la spiaggie jè le sètte bellèzze,         
la rèna féne, i pì t’accarèzze…

L’invecchiamento e la cattiva manutenzione hanno determinato una situazione di degrado sul lungomare a cui finalmente l’amministrazione vuole mettere mano, restaurandolo. L’obiettivo è riconsegnare alla città una sua parte essenziale, restituita al suo pieno splendore; per raggiungerlo serviranno capacità, prudenza e perizia.
Si è già parlato di un intervento imminente e conservativo, fortemente limitato dai vincoli della Sovrintendenza, riguardante solo i primi 400 metri del lungomare, per un costo complessivo che ammonta addirittura a 2 milioni di euro.
Di fronte a una prospettiva del genere mi pongo alcuni dubbi a cui mi piacerebbe fosse data risposta prima che la frittata sia fatta: se il restyling riesce male bisogna tenerselo per i prossimi ottant’anni.

1) PERCHE’ l’amministrazione vuole affrettarsi a fare i lavori?
Ci sono delle importanti scadenze elettorali, le elezioni regionali quest’anno e le elezioni comunali nel 2016; il Pd locale e regionale ha ben chiaro il malcontento dei cittadini verso l’attuale amministrazione, e punta ad iniziare qualche opera ben visibile per potersene vantare in campagna elettorale e non essere penalizzato dal voto. Questa può essere una chiave di lettura, plausibile, che non giustifica assolutamente l’azione dell’amministrazione: il lungomare è molto più importante di una qualsiasi elezione locale, e se servono tempi più lunghi per progettarlo al meglio, bisogna posticipare l’avvio lavori senza meno, anzi senza tósce!

2) COME l’amministrazione vuole metterci mano?
L’intervento consiste nel mantenimento dell’assetto già esistente, con pulizia e ripristino delle balaustre mancanti o danneggiate, pavimentazione del marciapiede più o meno simile al lungomare sud, sistemazione delle aiuole, la creazione di un gradino e una aiuola inerbita dove oggi parcheggiano le biciclette tra una palma e un oleandro a fianco alla pista ciclabile, e la messa in sicurezza della stessa ciclabile tramite un cordolo di 50 centimetri.
A parte il cordolo che sembra una soluzione provvisoria ed esageratamente ampia, ci sono perplessità sia per l’aiuola inerbita che diventerebbe inservibile per parcheggiare le biciclette, che per la pavimentazione che nel lungomare sud è molto irregolare e mette in difficoltà disabili e carrozzine. Anche il lato mare del marciapiede presenta delle criticità perché è una linea discontinua con chalet a ridosso del marciapiede, recinti spesso di fortuna degli stessi chalet, qualche pezzo di balustra e qualche scalinata: sarebbe bello togliere qualsiasi recinzione privata ed avere una sorta di balaustra o di ringhiera uniforme con le aperture necessarie per accedere agli stabilimenti. Anche gli stabilimenti dovrebbero ingombrare meno, con le loro piante, siepi, gazebi, recinti di fortuna, se si rinnova il lungomare dovrebbero darsi una regolata e rientrare negli spazi e nelle distanze giuste, consentendo anche la visibilità del mare che oggi dal marciapiede è quasi del tutto ostruita.

3) Perché limitarsi alla CONSERVAZIONE  senza valutare se e come portare anche innovazione?
Sono passati 80 anni dai tempi dell’ingegner Onorati, sono migliorate le tecniche, ci sono nuovi materiali , nuove esperienze, nuove competenze, è possibile che si possa attualizzare il progetto Onorati beneficiando delle conoscenze moderne.
Ci sono due presunti scogli che incidono negativamente sulle possibilità di innovazione:
-la Sovrintendenza, che sembra non concedere nemmeno un minimo allargamento di un marciapiede; credo sia assurdo e negoziabile, come ha fatto Grottammare per la “grande opera”, oggi il marciapiede è solo una striscia di asfalto senza pregio, occorre ragionare e contestualizzare i rilievi e il modo di intervenire senza snaturare il patrimonio storico.
-la qualità del lavoro di Onorati, nella parte a nord dell’Albula, che è difficilmente eguagliabile: sono straordinari la rotonda, le balaustre, le esedre, la palladiana e le scalinate che fanno grande sfoggio di sé su viale Buozzi. Se tutto il lungomare fosse fatto allo stesso modo non avrei dubbi a non toccare niente, ma se andiamo a vedere bene dopo il ponte dell’Albula, l’opera di Onorati è ancora oggi incompiuta e non c’è gran che da preservare: ci sono solo pochi spezzoni di balaustre, intervallati da stabilimenti che spesso danno direttamente sul marciapiede togliendo spazio e possibilità di proseguire sulla falsariga del Corso. L’incompletezza del lungomare è stata mascherata dalla bellezza delle maestose file di palme collocate su tre linee parallele lunghissime che si perdono a vista d’occhio. Il restauro dell’esistente appare dunque un limite autoimposto troppo stringente, occorre una scelta progettule più evoluta andando a vedere dove l’esistente merita, dove non merita, e come armonizzare il tutto mescolando tradizione e innovazione.

4) La MODALITA’ con cui si sta approdando ad una scelta strategica e vitale per San Benedetto è discutibile, e nel caso pessimo si rischia di rovinare la città o di ingessarla per molti anni.
Stiamo parlando di una zona nevralgica, non credo sia giusto presentare il progetto agli esercenti e poi ai cittadini come un qualcosa di già preconfezionato, ma sarebbe auspicabile un dibattito, un contributo o concorso di idee, un coinvolgimento degli architetti locali per proposte e valutazioni, poi lo sviluppo di due o tre progetti alternativi tra loro da sottoporre ai cittadini per la scelta finale.
Questa sarebbe una vera democrazia partecipativa, la strada che si sta percorrendo invece sembra una operazione rischiosa (per noi cittadini) di concessione dall’alto di prebende pre-elettorali con poca attenzione alla qualità e all’impatto di un lavoro di questa importanza: spero vivamente di sbagliarmi, e andiamo a vedere i dettagli progettuali che ci proporranno nella presentazione del 28/1.

AGGIORNAMENTO. Nella presentazione hanno mostrato filmati del progetto arabeggiante di due anni fa, ben sapendo che non sarà quello effettivamente realizzato, e hanno incassato dei presunti “consensi” di massima dagli esercenti e dalla cittadinanza per partire col progetto esecutivo. Dicono che in ottica di “partecipazione” c’è ancora tempo per avanzare proposte fino al completamento di tale progetto, per cui sarebbe bene farsi avanti e proporre, diversamente bisognerà accettare qualsiasi cosa sarà erogata dall’alto senza lamentarsene dopo.

Primo Angellotti