SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Quanto avvenuto è imputabile alla Sovrintendenza”. La famiglia Petrocchi rompe il silenzio e tenta di fare chiarezza in merito alla clamorosa sospensione della demolizione dell’immobile di Viale Marconi ad opera dei Carabinieri del nucleo di Ancona.

L’edificio, che i proprietari intendevano trasformare in una nuova struttura chiamata ad ospitare appartamenti, è stato posto sotto sequestro. “La Sovrintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici ha assunto il provvedimento di dichiarazione di interesse culturale del bene il 7 aprile e lo ha poi trasmesso raccomandata con ricevuta di ritorno al Comune, ma non anche direttamente alla proprietà, come era invece avvenuto per le due pregresse dichiarazioni di avvio del procedimento”.

Marco e Tiziana Egidi, figli di Cecilia Petrocchi, fanno riferimento alle due comunicazioni del 26 agosto e 23 dicembre 2013, tese alla possibile costituzione del provvedimento di attestazione dell’interesse culturale della villa. “Gli ulteriori centoventi giorni sono andati a scadere il 22 aprile 2014 – spiegano – ed entro detta data la Soprintendenza non ha notificato alla proprietaria alcun provvedimento. Inoltre, anche qualora la Soprintendenza avesse chiesto al Comune di provvedere alla notifica di detto provvedimento a mezzo messo comunale, considerato che l’avviso di ricevimento recante la data del 15 aprile attestava ed attesta solo la ricezione del plico raccomandato da parte dell’ente e non già il perfezionamento della notifica in capo alla proprietaria del bene sottoposto a tutela, non si comprende come mai la Soprintendenza, pur non avendo ricevuto nei giorni immediatamente successivi la c.d. relata di notifica comprovante appunto che alla signora Petrocchi era stato notificato il provvedimento in questione, non si sia curata di accertare il buon esisto della stessa. La Soprindenza, insomma, aveva il preciso compito di verificare che la notifica fosse stata perfezionata entro il 22 aprile 2014 ma ciò non ha fatto, con tutto quanto ne è conseguito”.In via cautelare, fino alla scadenza di detto termine fissato per la conclusione del procedimento, era inibito alla proprietà qualsiasi intervento sull’immobile ma una volta scaduto ogni disposizione di tutela è venuta a cessare come previsto dal quinto comma dell’ articolo 14 del D.lgs. 42/2004 cosicché l’avvio dei lavori di demolizione già approvati dal Comune è pienamente legittimo in quanto il decreto di interesse culturale del bene è stato tardivamente notificato solo il 24 aprile 2014”.

Per quel che riguarda le caratteristiche artistiche del manufatto, gli Egidi chiamano in causa Vittorio Sgarbi, che in una relazione definì “privo di ogni interesse e dignità architettonica” l’immobile, etichettandolo di “fattura mediocre”. “Si provvederà – concludono i due fratelli – alle necessarie smentite in sede di ricorso, nel quale si avrà cura di rimarcare pure da cosa ha avuto avvio il relativo procedimento”.