Lavoro. Oggi è all’ordine del giorno perché il rapporto dell’Istat è stato disastroso. L’Italia ha un numero di disoccupati impressionante, il numero più alto insieme alla Spagna. In Europa anche e questo è un aspetto che la stampa generalista considera una specie di attenuante (mal comune, mezzo gaudio) perché sembra esserci un rifiuto politico interessato a considerare sbagliata un’Unione Europea così fatta. Magari per non dar ragione a chi sostiene da tempo che l’euro è la causa di tutto se non è sostenuto da una politica collaterale diversa da quella attuale che si basa sulla stessa moneta ma su necessità e costumi differenti.

Fosse l’Europa… una nazione, tutto si aggiusterebbe, vedasi Stati Uniti d’America dove le soluzioni o si trovano per tutti o per nessuno. È solo un mio pensiero e non vado oltre perché l’economia non è il mio campo anzi… la odio perché ritengo il denaro alla radice di tutti i mali e perché ritengo che anche i più esperti (o presunti tali) economisti tirano ad indovinare. Sicuramente uno tra due economisti che dicono esattamente l’opposto di quello che dice l’altro. Ci avete fatto caso? Io sì.

Torno al problema lavoro: io ritengo che la soluzione per i mille posti di lavoro persi al giorno non sta nella creazione di nuovi posti di lavoro dipendente. Il lavoro dipendente è morto e sepolto e il suo numero tornerà a crescere in modo naturale (a discapito della disoccupazione) quando il datore di lavoro tornerà a guadagnare qualcosa di più (magari poco o uguale) rispetto a chi lavora per la propria azienda. È chiaro a tutti che oggi non succede. Basta mettersi nei panni della gran parte degli imprenditori italiani, piccoli, medi e grandi, per rendersene conto.

Che fare quindi? Il contrario di quello che sento dire dai politici e dai sindacalisti per i quali non ho mai avuto grande stima. Tra l’altro sembrano essere rimasti ai… tempi della pietra. Stamattina Bonanni ha detto che bisogna eliminare le partite Iva con le quali si camuffa il lavoro dipendente, eliminare gli associati in partecipazione, eliminare i contratti a tempo determinato; tutto impossibile sia per la distribuzione del reddito tra chi rischia (datore) e chi no (dipendente) sia per una certa cultura italiana che ritiene il posto fisso (specialmente nel pubblico ma anche nel privato) una garanzia assoluta per il futuro, indipendentemente da quando lui stesso rende per… potersi mantenere.

Il primo passo, infatti, andrebbe fatto sulla nostra mentalità non solo mettendo in discussione il rapporto lavoro-reddito oggi stravolto, sarebbe quello di incrementare le libere iniziative e quindi agevolare i portatori singoli di partita Iva magari dandogli la possibilità di non pagare le tasse per tre anni. E non vessarli come capita adesso. Tra chi fa lavoro dipendente e chi produce servizi a pagamento la differenza non c’è mentre esiste in Italia perché il dipendente non considera le tasse parte della retribuzione, chi ha la partita Iva sì.

I contratti di associazione in partecipazione, da liberi quali erano, il governo Monti (quanti danni insieme alla Fornero!) sono stati ridotti a tre per azienda. Un errore perché si dovrebbe agevolarli in quanto sono una soluzione con la quale chi lavora può essere pagato per quello che rende e non per le ore di lavoro che fa. Qualche datore di lavoro fa il furbo? Con cosa non si potrebbe fare il furbo in Italia? Anche molti dipendenti a tempo indeterminato lo sono. Basta eliminare il marcio cioè i furbi, le Leggi ci sono. È come se, per impedire i furti, si desse la colpa al derubato e non al ladro.

Anche i contratti a tempo determinato sarebbero da agevolare e non da eliminare. Non credo esista imprenditore che manda via un dipendente per il semplice motivo che non è a tempo indeterminato. I motivi sono altri e spesso ben giustificati. Quindi?

Buon ultima da agevolare sarebbe la cultura cbe porta a spremere le meningi per iniziative e progetti allo scopo di creare aziende prima piccole poi sempre più grandi. Chi parla oggi di disoccupazione facendo riferimento a posti di lavoro a tempo indeterminato è fuori dai tempi ma come capita per tanto altro in Italia lo si capisce sempre per ultimi, grazie a chi ha amministrato la nazione negli ultimi 30-40 anni.

Per questo dò ragione a Grillo quanto dice che il Parlamento va azzerato. Mi fa ancor più ridere sentir dire e meravigliarsi Pd, Pdl e compagnia bella con frasi tipo: “Ci sono mille disoccupati in più al giorno. Che disastro“, come se non fossero fatti loro che ne sono, invece, la causa principale. E continuano a ricandidarsi per ogni tipo di consultazione elettorale. Furbi loro ma matti chi ancora li vota per poi lamentarsi. Nonostante ora sia tutto molto più chiaro.