ACQUAVIVA PICENA – Un colpo duro. La Roland Europe SpA di Acquaviva Picena è stata messa in liquidazione dalla casa madre, la Roland Corporation Giappone. La decisione del Consiglio di amministrazione deriva, secondo quanto riferiscono fonti aziendali, alla necessità di riduzione dei costi a causa di un bilancio negativo aziendale, con la centralizzazione delle produzioni in Oriente.
Così sono 150 i dipendenti dello stabilimento di Acquaviva Picena, sede centrale della Roland Europe, che perderanno il lavoro. Un dato sempre più insostenibile per l’occupazione nel Piceno.
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Penso che in primis bisogna presentare piena solidarietà ai lavoratori duramente colpiti dalle scelte di questa azienda che evidentemente ha i suoi piani. Queste sono le multinazionale!
Purtroppo si tratta anche di professionalità alte. Si potrà fare qualche iniziativa per almenno tentare che gli impianti non vengano completamente fermati? Si tratta di 150 lavoratori che comunque potrebbero continuare a produrre con accordi con la casa madre.
Cosa dice il Ministro delle attività produttive e cosa dice il governo presiduto da Lettà?
Quale è la posizione di questa azienda quì in Italia nell’area internazionale del gruppo Roland?
Giusto per fare un po’ di chiarezza… La casa-madre Roland Corporation ha chiuso in perdita gli ultimi 3 bilanci (e probabilmente chiuderà in negativo anche l’esercizio 2013) La controllata Roland Europe di Acquaviva (unico impianto produttivo in Europa) chiuderà l’esercizio 2013 in forte attivo, come dichiarato dal Presidente Alfredo Maroni (Fonte: Il Sole 24 Ore di oggi 8 Novembre, Impresa e Territori a pagina 53). Aggiungo che oltre al risultato economico la Roland Europe è patrimonialmente molto solida, con enorme liquidità e nessuna esposizione verso le banche: in pratica è l’attuale punta di diamante del gruppo Roland, ed è una… Leggi il resto »
innanzitutto piena solidarieta’ ai lavoratori!
sinceramente non mi meraviglio di questa scelta,perchè sono circa dieci anni che cercano di RESISTERE!
gia’ nel 2003 si parlava di un trasferimento dello stabilimento verso altri siti,e adesso è giunta l’ora!
chiediamo ai nostri GRANDI politici,locali e provinciali,cosa stanno facendo per trattenere queste aziende?NULLA!!!!!!!!!!!
la zona artigianale di sbt e la zona industriale di acquaviva picena,piano piano stanno morendo!!che schifo!!
Mi associo al commento di Felice di Maro, l’emergenza lavoro nel Piceno si fa sempre più acuta, mi piacerebbe proprio sentire cosa ne pensano gli esponenti politici locali e cosa prevedono di fare per arginare questo disastro.
mi dispiace davvero per i 150 lavoratori… ma onestamente credo che in Italia sia oramai impossibile restare, specie per aziende private che volenti o nolenti devono fare i conti con i numeri, e quando questi non tornano si deve cambiare! Purtroppo non credo che i politici abbiano i mezzi per poter trattare con i giapponesi, siamo oramai alla frutta, pozza i bè!
Purtroppo dai politici locali non c’è da aspettarsi un bel niente ! Io ho l’attività nella zona industriale di Corropoli dove pago un botto ti immondizia e non sappiamo neanche dove buttare un sacchetto di carta. Dovunque capannoni con affittasi e vendesi e non si affitta ne si vende …. Cosa ci si aspetta da una politica che grava su tutti noi per il 70%???? Attaccato al mio capannone c’è la Bentel che già 4/5 anni fa provo’ a chiudere la struttura per dislocarla in Canada. Fortunatamente la cosa fu tamponata…. Ma ancora per quanto? Non andiamo più da nessuna… Leggi il resto »
Concordo….
Se non erro, mi sembra la solita delocalizzazione che tutte le multinazionali e aziende fanno da diversi anni e il tutto non a causa di bilanci negativi, bensì per ridurre semplicemente i costi che permetteranno un aumento o il mantenimento del livello degli utili. Ho letto che la Roland non ha mai avuto un bilancio in perdita. Quindi? Quindi il tutto sembra rientrare nella logica descritta prima. Questo accade da diversi anni: quante delocalizzazioni abbiamo visto? Perché stupirci per l’ennesima volta? Cosa possono fare i politici a Roma o locali? A mio avviso nulla. La Roland agisce secondo una logica… Leggi il resto »
I politici di Roma possono fare moltissimo per migliorare la competitività del tessuto industriale italiano. poterbbero iniziare a fare una cosa che non fanno da 30/50 anni cioè Politica Industriale. Inoltre potrebbero iniziare ad abbassare le tasse sugli asset produttivi (basta incentivi!!!!). Le imprese se ne vanno perchè non conviene rimanere allora cerchiamo di rendere conveniente rimanere, e se non lo si può fare sul piano del costo del lavoro o dell’energia facciamolo sulla qualità del lavoro e dei prodotti, la Roland aveva un ottimo reparto di ricerca ad Acquaviva, anni di esperienza difficilmente replicabili in un’altra parte del mondo… Leggi il resto »
“… se non lo si può fare sul piano del costo del lavoro o dell’energia facciamolo sulla qualità del lavoro e dei prodotti, la Roland aveva un ottimo reparto di ricerca ad Acquaviva, anni di esperienza difficilmente replicabili in un’altra parte del mondo partendo da zero seppur il costo del lavoro sia inferiore.”
Mi sembra che sei entrato in contraddizione.
Direi proprio di no, mi avresti potuto acusare di eccessivo classicismo accademico avendo citato un classico di economia degli anni ’80 (in cui si riteneva la qualità in trade-off con il costo) come il Vantaggio competitivo, avresti potuto criticarmi citando il toyota production system, ma la tua critica non ha senso…
Io la contraddizione la leggo: ” … Le imprese se ne vanno perchè non conviene rimanere allora cerchiamo di rendere conveniente rimanere, e se non lo si può fare sul piano del costo del lavoro o dell’energia facciamolo sulla qualità del lavoro e dei prodotti, la Roland aveva un ottimo reparto di ricerca ad Acquaviva, anni di esperienza difficilmente replicabili in un’altra parte del mondo partendo da zero seppur il costo del lavoro sia inferiore…” Quando scrivi che se non si può essere competitivi sul piano del costo del lavoro o energia, facciamolo sulla qualità del lavoro e dei prodotti… Leggi il resto »
Mi dispiace,ma non condivido.Se le esperienze delle maestranze non sono facilmente replicabili,delocalizzare la produzione non è una cosa banale, anzi ha in se un grosso rischio che può funzionare nel breve periodo ma nel lungo periodo pone il seme di grossi problemi.E ci sono una lunga serie di casistiche aziendali che portano a dire che nel lungo periodo un’abbassamento della qualità a scapito dei costi porta a perdere clienti; nel breve periodo darà dividendi e laute stock option per i manager ma durerà poco….
Altro discorso se te ne vai per l’elevata tassazione,per la burocrazia e tutto il resto che mette lo Stato Italiano per ostacolare l’attività delle imprese.
Cosa ci possono fare i politici locali quando si le multinazionali e anche le semplici imprese possono tranquillamente andare in bangladesh,vietnam o altre zone limitrofe e pagare un operaio senza diritti e che lavora 12 ore al giorno 30$ al mese (circa 25€)?Senza che poi le loro merci abbiano un dazio doganale imposto dal nostro stato perché dobbiamo sottostare alla comunità europea in nome della “libera circolazione delle merci”?la schiavitù era stata abolita nello scorso secolo ma in questo viene ripresentata sotto forma di “globalizzazione”….E in Italia tutte le lotte degli anni ’70 per avere qualche diritto sul lavoro è… Leggi il resto »
Ma perchè invece di parlare del costo del lavoro non parliamo dell’elevata tassazione (perchè uno dei principali problemi del costo del lavoro in italia riguarda proprio il cuneo fiscale cioè il pizzo che si prende lo Stato per non far nulla soltanto per sfamare le sue brame) perchè non parliamo dell’assenza di politiche energetiche ci hanno portato ad avere un elevato costo dell’energia, perchè non parliamo della burocrazia che tappa ogni slancio di crescita delle imprese…. e mi sembrano che sono tutte cose su cui i politici possono fare molto…
Le chiacchiere stanno a zero.
A quanto pare i bilanci della filiale di Acquaviva erano positivi, quindi, la Roland ci guadagnava.
Di là ci guadagneranno ancora di più.
Si ma permetti che a parità di costo del lavoro e di qualità mi sposto dove c’è una minor tassazione o minore burocrazia? mi sembra un comportamento abbastanza razionale
Razionale?
Fin dove sei disposto a scendere?
E se a “0” tasse richiedessero di più (e in altri posti probabilmente già lo fanno)?
Tu glielo daresti?
Cosa pensi ci sia dietro questa continua ricerca di lucro crescente?
A me tutto questo non sembra giusto.
Purtroppo chiude una delle ultime realtà dove si faceva ricerca e sviluppo nel campo del trattamento di segnali digitali. La roland aveva collaborazioni con l’università di Ancona e offriva, fino a qualche tempo fà, la possibilità agli ingegneri di andare a lavorare realmente su ciò che avevano studiato. Queste sono le realtà su cui questo paese avrebbe dovuto puntare per far sì che dall’italia uscissero prodotti tecnologicamente avanzati che quindi non risentivano della concorrenza dei paesi come la cina. Invece, nell’indifferenza generale, questi treni li abbiamo persi tutti a partire dall’Olivetti in poi. E continuiamo a fare così, ieri i… Leggi il resto »
Vorremmo dei politici che tutelino i lavoratori (in questo caso) sostenendo uno status quo che tutela il capitale. Vorremmo, sostenendo. Evidentemente c’è qualche problema: ad esempio il capitale può circolare ben più liberamente dei lavoratori (in questo caso). Può spostarsi dove più gli aggrada seguendo l’unico principio cui lui obbedisce, e cioè il profitto. Il capitale ci ha preso gusto, e ora sta abbattendo tutti i muri che incontra: ma i suoi interessi non vanno poi tanto d’accordo con gli interessi di molte persone (non tutte, diamine: i frammenti della scia del capitale, che può osservarsi in transito, è chiaramente… Leggi il resto »
Ribadisco un concetto già espresso: perchè non siamo in grado di attirare i capitali, ma li facciamo sfuggire? Forse la colpa non è del capitale ma nostra che lo scacciamo….
certo, possiamo cercare di attirare il capitale, permettendogli di fiutare il profitto di cui è insaziabilmente ghiotto. Però questo significa, ad esempio, porsi in una competizione micidiale con altre prede più appetibili, disposte a darsi più di quanto possiamo disporci noi (nell’immediato futuro). In questo modo si rinuncerebbe del tutto ad ogni velleità sul ponte di comando. Si tratterebbe di abdicare completamente al capitale. Pericoloso, perché come abbiamo visto il benessere dell’uomo è solo un effetto collaterale del passaggio del capitale: il fine è il profitto. E in nome del profitto il capitale distrugge ogni muro, abbiamo visto anche questo.… Leggi il resto »
Tanto anacronistico non è… ( ma la nostra classe dirigente ci arriverà ovviamente per ultima ) http://www.emilianobrancaccio.it/2012/10/20/emiliano-brancaccio-il-rifugio-dalleconomia-globale-sara-un-ritorno-al-protezionismo/ Cito: ” Tra il 2008 e il 2012 la Commissione europea ha registrato 534 nuove misure protezionistiche. Non solo l’Argentina, ma anche colossi come Cina, India, Brasile e Stati Uniti hanno introdotto restrizioni. La stessa Russia ha posto in essere 80 nuove misure protezionistiche, il che la dice lunga sul modo in cui intenderà gestire la recente adesione al WTO, l’organizzazione mondiale del commercio. L’unica potenza che ancora resiste alla tentazione di introdurre controlli sui movimenti di capitali e di merci è proprio… Leggi il resto »
No mi dispiace, non cado in questo tranello dialettico, ricordatevi che i capitali vanno dove si possono fare profitti e i profitti non si fanno solo in Cina o più in generale con la delocalizzazione, ti assicuro che in certi settori avanzati e tecnologicamente all’avanguardia il Made in Italy ha veramente un valore, sono stato prima dell’estate e Parigi e ti assicuro che tutti gli scooter in circolazioni erano delle Vespe dell’italianissima Piaggio, pure in un paese dove il nazionalismo era molto forte; ci sono aziende Francesi che comprano aziende Italiane perchè le ritengono valide e capaci di stare sul… Leggi il resto »
alessà nessun tranello, e se è un tranello non è certo malintenzionato (insomma: quanto ho scritto non è da leggersi con troppa serietà: “il capitale sbatte e rimbatte”, che roba è a confronto coi dati precisi che riportate voi???). Fatto sta che nelle vostre proposte per fiocinare ilcapitale, non mettete in discussione l’operato della sala macchine. Però questa è un’altra storia, e qui c’entra poco.
Certo, poi se fossero in tanti a fiocinare, il capitale ne uscirebbe tramortito. Bisogna però vedere chi sono i fiocinatori; a chi e a che prezzo il capitale sarà venduto al chilo.
Bene!
Facciamo un rilancio di queste professionalità.
Invitiamo in un incontro pubblico i politici della zona e le istituzioni a deposizionare su questa Roland di Acquaviva Picena.
Naturalmente bisogna anche conoscere nelle pieghe il bilancio della casa madre e valutare le relazioni che ci sono con Acquaviva Picena. Penso che bisogna fare un quadro di proposte coerenti in modo da mettere in crisi il piano di abbandono che la Roland ha deciso.
Se a quanto pare i bilanci erano in attivo, cosa potevano fare di meglio ad Acquaviva? Se qui pare ci siano professionalità di rilievo cosa si poteva fare di meglio per far restare la Roland qui? Non occorrono i politici per mostrare alla Roland dati che loro conoscono bene. La logica attuale porta ad aumentare i profitti e diminuire i costi, quindi la Roland delocalizza. Cosa possono fare i politici? Non certo incentivare e valorizzare le professionalità perché queste c’erano e ancora ci sono, bensì diminuire o eliminare i diritti sindacali, diminuire gli stipendi di un bel 50% o mettere… Leggi il resto »
Giovanni Marucci le faccio notare che i “politici” non sono solo quelli locali ma anche quelli di rilievo nazionale e sono responsabili per le scelte di politica industriale che il parlamento approva. Al rigurado si dà il caso che in questa fase della nostra storia PD e PDL governano insieme. Ovviamente non ci pensano nemmeno questi partiti ad ufficializzare sia in ambito Ue e sia con i normali canali diplomatici incontri con la Roland. Tutto è delegato ai sindacati che hanno solo possibilità di mediazione e quando è possibile e con la Rolan non ho colto questa possibilità. Premesso che… Leggi il resto »
Solidarietà ai lavoratori a rischio, non fatevi “impapocchiare” dalla retorica sindacalista , reagite con dignità .
tempo fa mi fu raccontato che non c’era verso di far capire al Manager Giapponese della Roland che in Italia le tasse non si pagano sul guadagno effettivo, sul fatturato, ma sulla previsione di esso, che le tasse si pagano in anticipo, era convinto che lo stessero truffando e che con lui, i commercialisti stessero truffando l’Azienda che rappresentava…forse alla fine si è convinto…le scelte aziendali sono servite….viva l’Italia
Questo e’un Paese di matti.
Un Paese illogico.
Non c’è verso di cambiare perlomeno non con i sistemi “democratici” in essere.
Un Paese vetusto, partitocratico, inefficiente e soprattutto incosciente del fatto di andare diritto verso il baratro.
Discutiamo ancora di partiti , di sindacati, di Berlusconi e Monti.
Vedrete l’epilogo !!
Qui non si tratta di abbassare i costi per mantenere gli utili, di vile logica del profitto, qui si tratta di SOPRAVVIVENZA dell’azienda.
Non è più possibile fare impresa in Italia, troppe tasse, troppo difficile accedere al credito, troppo difficile riscuotere i crediti verso i clienti, troppo difficile e lento ottenere licenze e/o autorizzazioni se si vuole investire su nuovi processi o prodotti, troppo difficile districarsi sulle migliaia di norme su sicurezza , ambiente, tributi , troppo di tutto…
Visto il tipo di lavoro altamente specialistico e le professionalità elevate, sarebbe il caso di tentare di andare avanti costituendo una cooperativa di lavoratori che si mettano a produrre in proprio, rilevando macchinari e capannone (se di proprietà) a costo stracciato.
E’ un rischio fino a un certo punto, potrebbe funzionare se realmente l’andamento ecomico degli ultimi anni per il comparto Roland Europa è stato più che positivo, come dicono.
Caro “first” è vero che il tipo di lavoro” della Rolandi di acquaviva Picena di fatto è di tipo “altamente specialistico e le professionalità elevate” ma c’è oltre al problema del marchio quello delle delle teconologie e con i relativi diritti riconosciuti dal diritto internazionale. Peraltro vi è anche connesso la progressione delle innovazioni tecnologiche sulle relazioni musica ed elettronica. Non è semplice. Intanto la cooperativa ma anche una impresa si potrebbe costituire e quanto meno proporre informazione scientifica e servizi sul tema musica e appunto elettronica (Chi lavora alla Roland di Acquaviva Picena sa come funziona!) ma anche relazionare… Leggi il resto »
Caro First, sono d’accordo con te riguardo l’idea di costituire un cooperativa (o qualsiasi altra forma societaria) da parte dei lavoratori interessati; tuttavia non sono i capannoni o i macchinari gli assets capaci di generare valore, piuttosto i progetti ed i brevetti, e quelli non penso che li venderanno a prezzi stracciati (sempreché li vendano!). Comunque è un’opzione che vale la pena prendere in considerazione.
Progetti e brevetti sono indispensabili se sei una semplice catena di montaggio esecutiva, ma se sei il reale depositario del know how e hai una sezione avanzata di ricerca e sviluppo come mi è parso di capire, li crei tu senza bisogno di comprarli dalla casa madre. Il vero asset è il capitale umano, che può provare a rendersi autonomo.
Poi non è escluso che la Roland stessa possa commissionare importanti lavori alla nuova eventuale azienda, di cui conosce bene i componenti.
Ho letto sopra appassionati commenti su capitalismo, liberismo, globalizzazione e protezionismo. Complimenti a tutti, è stata una lettura molto interessante e con diversi spunti accademici di rilievo. Credo però che bisogna partire da una considerazione, che l’Italia non è un Paese normale! Tra evasione, lavoro nero, classe dirigente mediocre frutto di nepotismo e di corruzione, criminalità organizzata, politici inguardabili. Questo oltre a costituire una dissuasione per gli investimenti esteri, supera di gran lunga ogni considerazione di carattere economico: abbiamo inventato una terza via tra capitalismo e comunismo, tra liberismo e statalismo, che è una commistione di interessi illeciti e di… Leggi il resto »
No, Felice Di Maro, la mia non e’ una difesa dei politici. Siamo ad un punto tale che scendere a patti con certe aziende vuol dire cedere. L’Europa fu multata dall’OMC perche’ si oppose all’imprtazione delle banane di una multinazionale (la produzione di questo frutto e’, allo stato attuale, fonte di sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente. L’Europa dovette cedere. Il politico dovrebbe prendere decisioni molto coraggiose, sicuramente impopolari. Noi cittadini li appoggeremmo? Noi cittadini, inoltre, siamo esenti da colpe? Cosa e come acquistiamo? Le scelte quotidiane di ognuno di noi sono estremamente importanti. Questo non vuol dire difendere i politici, ma… Leggi il resto »
Leggo che continua a fare una difesa dei politici e sono in adempienti.
La mia non è una difesa dei politici, ma il suo potrebbe diventare un cieco accanimento.
State vedendo Report?
E’ un piccolo esempio della logica delle multinazionali.
Non che la Roland faccia esattamente quello che fa Monsanto (o meglio, non lo so), ma la logica che sta sotto il loro operato è quello.
Cosa possono fare i politici?
Gli attuali poco perché non sono politici.
Loro hanno delle responsabilità, certamente, ma anche noi sia perché li abbiamo scelti sia perché chi di noi mette in discussione il sistema?
Questo è difendere i politici?
Non credo proprio.
Sì! Giovanni Marucci ognuno è libero di fare e scrivere quello che vuole. La sua raffinata difesa della classe dei politici mostra e denota oltre che un interesse iper-politico mirato (Cosa ammirevole ma da condannare!). Si evidenzia nelle sue ormai copiose repliche una sua crisi personale nel fare valutazioni equilibrate sul ruolo dei politici. Al riguardo cosa dicono i politici per la dittatura finanziaria della Bce? Spieghi anche le loro relazioni con la troyka (Bce, Fondo monetario internazionale, Commissione Ue). Perché i politici debbono vivere bene (Non ne conosco uno che abbia problemi economici!) e sono informati sempre prima per… Leggi il resto »
No, Di Maro, nelle pieghe non c’è scritto nulla, ma se leggesse attentamente tutti i commenti tutto risulterà chiaro.
Una domanda: cosa intende per “cosa ammirevole ma da condannare”? Glielo chiedo perché non so come fa una cosa ad essere ammirevole e da condannare allo stesso tempo.
In estrema sintesi. Io ammiro Stalin (raffinato glottologo) ma lo condanno e senza riserve. Naturalmente assolutamente non è in relazione a lei s’intende. Oggi i politici sono responsabili della crisi che stiamo attraversando e che loro stessi s’intende hanno in massima contributo a creare.
C’è un problema se per far giocare la Samb in Eccellenza deve arrivare un Moneti, se per far sopravvivere lo stabilimento di Acquaviva deve arrivare un babbo natale, nessuno è più in grado di prendere di petto le questioni in prima persona e di farsi artefice del proprio destino. Il paragone è volutamente provocatorio, la morale è che si deve fare avanti una nuova classe dirigente, sia in politica che nello sport e nel mondo del lavoro, cogliere le opportunità invece di aspettare sempre che arrivi qualcun altro presunto mecenate a salvarci: le professionalità elevate della Roland Europe dovrebbero riuscire… Leggi il resto »