SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La Federazione Picena di Rifondazione Comunista della Provincia di Ascoli Piceno ribadisce la propria assoluta contrarietà al provvedimento, in discussione in questi giorni, che prevede la sdemanializzazione delle aree pubbliche in concessione a favore di qualsivoglia privato. La spiaggia deve restare (anzi, tornare ad essere) un bene pubblico; e anche quando messa “a reddito” da privati che vi insistono con le loro attività, non deve perdere la propria caratteristica di inalienabile bene comune.
A fronte delle comprensibili e legittime rimostranze dei concessionari balneari, che chiedono certezze sul proprio futuro lavorativo, la risposta della politica non può essere la svendita di un bene pubblico. Occorre invece intervenire sulle normative europee, che riconoscendo la peculiarità del turismo balneare italiano come storicamente consolidato permetta agli imprenditori di disporre di adeguati termini (o indennizzi) per l’ammortamento dei propri investimenti, garantendo contemporaneamente la piena disponibilità del bene spiaggia quale pubblico servizio.
E’ evidente che qualunque iniziativa di vendita renderebbe impossibile la fruizione della spiaggia così come oggi la conosciamo. Per questo motivo Rifondazione Comunista chiede a tutti i partiti politici presenti in provincia, rappresentati o meno nelle istituzioni, di prendere una posizione chiara sul tema, evitando demagogie utili soltanto a raccogliere un po’ di consenso elettorale dalle categorie interessate.
Lascia un commento
Effettivamente si parla di sdemanializzare il terreno dove insiste in manufatto. È come se il comune ti vedesse una casa ma non il terreno della casa. È una assurdità tutta italiana. Sdemanializzare è giusto se si pensa che 50 anni fa il calabresi era spiaggia quasi ed è stato sdemanializzato. La spiaggia è giusto che non venga venduta e qui non ci sono dubbi ma, lo ripeto non il terreno dove insiste il manufatto.
il demanio non ti ha venduto nessuna casa. Il demanio non ti ha permesso di costruire, ma di installare strutture di facile rimozione su una superficie in concessione. Non c’è alcun diritto sulla spiaggia e i due casi sono completamente diversi.
Facile rimozione è un concetto un po labile.Diciamo che hanno fatto investire concesso magari sbagliando ma ora questo strutture ci sono con investimenti ingenti. Se loro hanno sbagliato sono gli imprenditori che devono pagare?questo è il concetto.Pagano le aziende per gli errori della politica italiana?Non sono baracche e ci sono tutti i permessi rilasciati dai comuni regioni e capitanerie di porto.Se sono in infrazione con la comunità europea chi ci deve rimettere? i politici mai vero? In alcuni regioni ci sono palestre e piscine olimpioniche voglio dire non proprio baracchette.
Non scherziamo. Le norme sono sempre state chiarissime e nessuno ha garantito ai concessionari un diritto di proprietà nè tantomeno una concessione perpetua. Chi ha occupato la spiaggia e ci ha costruito su lo ha fatto nella speranza che l’amore italiano per il cosiddetto “diritto acquisito” – termine quanto mai abusato – lo salvaguardasse da eventuali recessi. Non si tratta di “errori della politica”, si tratta al massimo di “manica larga della politica”, che tuttavia non ha mai formalizzato alcuna promessa, nè di cessione reale della proprietà nè tantomeno di concessione perenne (tanto che, diversamente ad altri casi, qui il… Leggi il resto »
[che poi “facile rimozione” sia un concetto labile sono d’accordo. Tanto che con la scusa della “facile rimozione” sono stati permessi autentici obbrobri. Ma non è che la forzatura effettuata su norme ambigue si trasforma come per magia in diritto. Non esiste.]
Non ho compreso il documento di Primavera, nè il commento di Bronx, io so solo che la spiaggia, luogo dove insiste oggi gli ombrelloni deve rimanere del demanio, così come lo spazio dove insistono chalet, ristoranti e via dicendo, comprendo che alcuni hanno investito e anche tanto, però non è giusto che coloro che hanno avuto molto, ma molto tempo fa, sin dal 1950 e forse anche prima, la fortuna di avere una concessione, ora diventano proprietari di quel posto. Secondo me occorrono delle regole serie e uguali per tutti, si deve dare la possibilità a tutti di diventare imprenditori,… Leggi il resto »
I commenti sopra evidenziati, lasciano dei punti interrogativi che si sicuramente verranno sciolti dalla Magistratura: perchè è solo lì che si concluderanno le vicende. Poichè sia il concedente che il concessionario vantano diritti che mal si conciliano con la nuova normativa europea direttiva Bolkestain. Il commento del consigliere Primavera non tiene conto che quasi tutte le strutture balneari, hanno una struttura di cemento armato con locali in pannelli in cemento armato prefabbricato. Acuni sono in legno con strutture in cemento armato, altri hanno strutture in ferro. Comunque sono opere stabili, le quali per essere rimosse debbono essere demolite. In conclusione… Leggi il resto »
avranno pure investito molto, ma quanto pagano di concessione? pochissimo!!!
un ristoratore, un bar, ecc quanto pagano per l’affitto di un locale in centro? moltissimo!!!
Salve a tutti Un po in ritardo ma anch’io voglio dire qualcosa. In parole povere va detto e specificato che “i beni demaniali” sono sottoposti ad un particolare regime legislativo che li rende indisponibili, cioè lo Stato non può venderli per Costituzione (a meno che la cambino) ! Del demanio fanno parte i lidi marini, i fiumi, le spiagge, i torrenti, le rade portuali, i laghi e le acque di interesse pubblico, le opere destinate alla difesa nazionale. Lo Stato può però dare alcuni beni demaniali in concessione: non si priva della proprietà , ma consente l’uso di quel bene… Leggi il resto »