MARTINSICURO – Una vignetta satirica sulla droga a Martinsicuro scatena le ire del delegato alla sicurezza Sandro De Angelis. Oggetto del contendere un elaborato di Rossano Piccioni che su Martin Satira raffigura De Angelis alla scoperta di una nuova specie vegetale: il “Siringococco”, un cespuglio che si ispira alle specie vegetali presenti nel biotopo ma che è invece composto da siringhe.

“Apprezzo molto la satira – scrive il consigliere su Facebook – e mi complimento per l’ottima mano artistica, ma trovo inutile battere il chiodo su un problema (ossia quello delle siringhe) che riguarda non solo il nostro paese ma anche cittadine a noi molto vicine. Io chiedo a voi del perché siamo arrivati a questo punto e chiedo a voi che siete cittadini di Martinsicuro del perché continuate con articoletti e vignette a deridere e denigrare il paese in cui vivete invece di creare qualcosa o di dare una mano per far sì che Martinsicuro ritrovi la dignità che merita dopo anni di assoluto abbandono. Perché?”

De Angelis nel suo acceso intervento sposta poi l’attenzione sui recenti articoli (qui e qui) pubblicati da Riviera Oggi ed inerenti la diffusa presenza di siringhe sul territorio, in luoghi pubblici frequentati anche da bambini: il consigliere scivola in insinuazioni di bassa lega e non consone ad un amministratore pubblico, inerenti la tempistica delle pubblicazioni (che a suo dire sarebbe legata a presunti finanziamenti del Comune sia all’associazione culturale Martinbook che al Circolo Tennis) e la veridicità della notizia stessa, parlando di una “strumentalizzazione di base”. “Come mai – chiede ancora il consigliere – passo io al Tempo Libero e non ci sono le siringhe, chiedendo anche al custode, e poi improvvisamente si materializzano? Oppure è solo un modo strumentale solo perché qualcuno vuole altri soldi pubblici per sistemare i campi da tennis?”

Che il problema della droga a Martinsicuro non sia nuovo è risaputo. Che sia una situazione che si protrae da anni, o anche decenni, è ovvio. Che la presenza di siringhe gettate un po’ ovunque sul territorio non sia un fenomeno che si verifica solo a partire dall’insediamento dell’attuale amministrazione è più che scontato, così come i numerosi casi di overdose (qui, qui, e qui) che funestano la città. Il tema della droga va comunque affrontato. Che si tratti di satira o di articoli di stampa, poco importa. Il problema, in un modo o nell’altro, viene rilevato, messo alla luce, dibattuto e, se possibile, anche risolto.

O, se non viene risolto nell’immediato, parlarne è almeno funzionale a smuovere le coscienze. Perché è proprio questo il compito della satira. Senza andare troppo lontano nella sua storia evolutiva (di cui gli antichi greci sono stati maestri) e restando alla definizione di Wikipedia vediamo che “la satira è una forma libera e assoluta del teatro, un genere della letteratura e di altre arti caratterizzata dall’attenzione critica alla politica e alla società, mostrandone le contraddizioni e promuovendo il cambiamento”.

Per quanto riguarda invece l’informazione giornalistica, il dovere del giornalista è quello di rispettare, coltivare e difendere il diritto all’informazione di tutti i cittadini; per questo ricerca e diffonde ogni notizia o informazione che ritenga di pubblico interesse, nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile.

Denunciare la presenza di siringhe disseminate sul territorio, (non solo al Tempo Libero ma anche nel centro cittadino), così come i sempre più frequenti casi di overdose verificatisi anche in mezzo alla strada, non significa denigrare o deridere una città, o peggio ancora fare “informazione pilotata e falsa”, come invece sostiene De Angelis, ma portare all’attenzione dell’opinione pubblica un grave problema che attanaglia quella stessa città, smuovere le coscienze verso la consapevolezza e la denuncia. E’ dovere del giornalista informare, è diritto del cittadino essere informato, è obbligo dell’amministratore risolvere il problema che viene rilevato. O perlomeno prenderne atto senza troppi panegirici volti a salvare la forma (o la faccia?) a discapito della sostanza. Droga e prostituzione attanagliano Martinsicuro. E’ palese e risaputo. Ma non parlarne o pensare di non rendere noti fatti e notizie per preservare “l’immagine” di una città (termine ormai troppo abusato) da offrire ai turisti d’estate, significa arrecare nel contempo un danno ai cittadini che con tali problemi convivono tutto l’anno e che vogliono e devono sapere cosa accade al di fuori dalle proprie case.

Il compito dell’amministrazione Camaioni su questo fronte certo non è semplice, come non lo è stato per le precedenti amministrazioni. Ancora lungo è il cammino, e molti gli ostacoli da superare, ma lavorare alacremente e saper accettare anche le critiche, può già costituire un buon punto di partenza. E, per cortesia, l’attuale ammnistrazione ci risparmi una volta per tutte le solite giustificazioni del “troppo poco tempo per fare”, lo slogan del “mal comune” (il problema non è solo di Martinsicuro ma di tutte le città), le recriminazioni rivolte a coloro che hanno occupato la poltrona del sindaco prima di Camaioni, e gli attacchi agli organi di informazione, demonizzati per ogni situazione “scomoda” che viene sottoposta all’attenzione dell’opinione pubblica. Il rimpallo di responsabilità non giova né alla risoluzione del problema, né alla credibilità di chi amministra una città.