MONTEPRANDONE – “Una gioia che mi ripaga di tutta la stanchezza”. Massimo Fabbrizi è tornato a casa, con al collo la medaglia d’argento conquistata ai Giochi di Londra nel Tiro a Volo. Atterrato a Fiumicino nella serata di martedì, a mezzanotte era già a Centobuchi, per brindare con gli amici di sempre. “Siamo andati al bar e abbiamo stappato alcune bottiglie di champagne”. Solo un antipasto, prima della festa vera ed istituzionale di giovedì. A Monteprandone, oltre al sindaco Stefano Stracci, ci sarà anche il primo cittadino di San Benedetto, Giovanni Gaspari: “E’ bellissimo, stupendo. Sono legato ad entrambi i posti, dato che ho vissuto a Porto d’Ascoli per trent’anni”.

Il telefonino di Massimo è ovviamente bollente. Non può essere altrimenti. “Finora ho risposto a 200 sms, mentre un altro cellulare devo ancora accenderlo. Chissà cosa troverò”, afferma scherzando. Due volte Campione del Mondo, prima del podio olimpico, per allenarsi ha dovuto allontanarsi da casa. “Qui da noi non ci sono strutture, né a Centobuchi, né a San Benedetto. In questi quattro anni mi sono quindi spostato a Cellino Attanasio, che possiede un bell’impianto, a cui si è aggiunta successivamente la città di Ponso, in provincia di Padova, nelle settimane antecedenti la trasferta inglese”.

Sfortuna ha voluto però che ti ammalassi proprio prima di partire.
“Il 20 luglio, giorno della partenza, avevo 39 di febbre. Sono stati i miei genitori ad accompagnarmi all’aeroporto. Avevo una tracheite incredibile, non riuscivo ad ingoiare. Quattro giorni di antibiotici hanno fatto sì che non mi tenessi in piedi. Ero abbastanza debole, allora ho pensato di stoppare tutto e di curarmi con le vitamine. Così facendo l’infiammazione alla gola si è ripresentata. In gara ero tutt’altro che al meglio”.

Un imprevisto che, immagino, deve aver aumentato il rimpianto per un oro sfumato…
“La delusione c’è stata, ma non nascondo che il mio argento ha delle sfumature d’oro. Sono arrivato agli shoot-off con lo stesso punteggio del mio avversario (il croato Cernogoraz, ndr). E’ un po’ come arrivare ai rigori nel calcio, uno dei due deve per forza perdere; non c’è tanto da recriminare”.

Il tuo argento è stato tuttavia oscurato dalla vicenda Schwazer, scoppiata quasi contemporaneamente alla tua premiazione. Non ne sei dispiaciuto?
“L’unico mio dispiacere è per il ragazzo. Ha fatto una cosa che non si deve fare, mi spiace. Penso che subirà gravi conseguenze. Era un mio collega; parlo al passato perchè credo che l’Arma prenderà seri provvedimenti. A livello fisico, il suo sport è molto più faticoso del mio, ma certe azioni sono inconcepibili. Alex è un bravo ragazzo, caduto in tentazione”.

Come ti spieghi allora questo accanimento da parte dei media?
“E’ normale. Noi atleti se ci raffreddiamo dobbiamo patire il malanno. Persino uno spray per il naso può farti risultare positivo ai controlli anti-doping. Dietro all’uso di Epo c’era uno scopo ben preciso: andare più forte. Per questo motivo c’è stato tanto accanimento; la gente si sente presa in giro”.