Sono stato all’incontro di Rimini, lo scorso fine settimana, per capire meglio in cosa consistesse la Modern Money Theory, divulgata dal giornalista Paolo Barnard. Ho già scritto che mi sono avvicinato con curiosità e senso critico: curiosità perché sono un giornalista ed un evento così irrituale andava vissuto e studiato; senso critico perché capire significa dubitare.

In questo articolo ho sintetizzato in cosa consiste la Modern Money Theory, da quel che ho appreso leggendo articoli di stampa e tecnici e naturalmente nella “immersione” riminese.

Qui invece vorrei raggiungere tre obiettivi: a) comprendere la portata politica dell’evento; b) comprendere la portata politica della MMT; c) dirne “due” su Paolo Barnard.

a) La portata politica dell’MMT di Rimini
Gli unici due politici che, a quanto dichiarato da Paolo Barnard, hanno tentato di avvicinarlo in vista dell’incontro di Rimini sono stati l’ex ministro Giulio Tremonti e l’ex generale Antonio Pappalardo: non proprio due sovversivi, insomma. Eppure Paolo Barnard ha una vita professionale contrassegnata da battaglie informative sul fronte opposto, chiamiamolo generalizzando “movimentista di sinistra”; ha inaugurato l’incontro di Rimini con un elogio a Mariarca Terracciano, l’infermiera che si sottoponeva a giornalieri prelievi di sangue per protestare contro il ritardo del pagamento degli stipendi, morta poi per una tragica fatalità (“Mariarca Terracciano è il mio sindacato”, inneggia Barnard nel suo blog, ritenendo invece i sindacati esistenti “traditori” dei lavoratori).

Il pubblico accorso al 105 Stadium di Rimini, circa 2.100 paganti (l’evento è stato autofinanziato con 40 euro cadauno, presto i 10 mila euro avanzati saranno impiegati per un analogo incontro in Grecia) prima che etichettabile politicamente, era un pubblico “orfano”.

Cittadini che cercano disperatamente una via con la quale difendersi dalle politiche che Barnard chiama “neoliberiste e neomercantili” (ma che potrebbero essere etichettate semplicemente come anti-democratiche), uno strumento di confronto almeno; una alternativa. Che è il sale della Politica: visioni contrapposte, confronti anche aspri, contagi intellettuali, soluzioni.

Ma l’insegnamento che ne è scaturito supera l’assenza di padri riconosciuti.

Chi era a Rimini non si sentiva rappresentato da nessun partito, mediamente.

Barnard ha indicato un metodo di apprendimento politico che sembra più simile agli schemi usati dai partiti classici novecenteschi che ai nostri tempi liquidi. Così si è spiegato l’incredibile attenzione dei presenti (in tre giorni neppure uno squillo di cellulare: provate a vedere cosa accade alla messa o a teatro, in un’oretta…). Il giornalista è ieratico, quasi ascetico nella sua magrezza atletica.

Aveva preannunciato una rigidità teutonica (il che sembra un paradosso considerando che la grande accusata è la politica monetaria dettata dalla Germania alla Ue) sugli orari e sull’organizzazione. Così ha ottenuto una platea assorta, che ha preso appunti costantemente, ha registrato video. “Bisogna studiare!”, ripetono un po’ tutti.

È il mantra barnardiano, la breccia del suo successo: non basta manifestare un giorno e via; non basta lamentarsi; non basta scatenarsi sui giornali e blog on line con i commenti; non basta, figurarsi, votare una volta ogni cinque anni.

La critica deve trasformarsi in azione, possibilmente collettiva.

Occorrono strumenti di solida conoscenza.

Non vi è nessuna Bastiglia di fronte né un occupatore inglese sulle terre dell’India, ma la ricerca della verità richiede ai nostri tempi studi profondi di leggi, patti, regolamenti sovranazionali: noiosissimo e all’apparenza anti-eroico. Non serve strepitare come ad un V-day; fa sorridere che appendiate bandiere della pace; è inutile fare gli indignados il 15 ottobre; non serve adorare nuovi messia (col rischio che anche P.B. sia stritolato da questo meccanismo); qualunque cosa abbiate studiato, qualunque sia il vostro lavoro, occorre dedicare tempo e fatica alla comprensione della realtà.

E la realtà non è quella del Pdl e del Pd, purtroppo o per fortuna. E quindi passiamo al punto successivo.

 

b) Capire la portata politica della Modern Money Theory.

Gli uomini e le donne che erano a Rimini sono uomini e donne alla ricerca di qualcosa in cui credere, senza la garanzia che lo trovino. Ma cosa può accadere adesso? Saranno in grado di comunicare e di influenzare le scelte degli italiani e dei partiti italiani in quella che Barnard auspica diventi una “rivoluzione democratica“?

La democrazia è confronto di idee, dicevamo. Ma negli ultimi 20 anni in Italia – più che all’estero – il confronto è avvenuto su questioni per lo più marginali: destra e sinistra di governo sono percepite quasi indistinguibili, a livello culturale, economico, sociale. Finché c’era Berlusconi (c’è ancora, ma ora la sa più lunga di prima) il vuoto si riempiva di chiacchiere, non più utili.

La sua assenza ha spogliato il Re: si pensava che i partiti italiani si sarebbero riposizionati su posizioni più chiare e originato una sana dialettica politica, e invece ora sono unite nel sostenere convintamente lo stesso governo, facendo a gara per avere Monti come proprio candidato nel 2013.

Dopo un anno e mezzo di sostegno, non si capirebbe d’altronde perché presentarsi avversari, oltretutto dopo essersi accordato su tutto (a partire dalla legge elettorale): sarebbe l’ennesimo giochino privo di senso logico.

Grattiamo via il politicamente corretto: Pdl, Pd e Terzo Polo parlano quasi allo stesso modo di crescita, di rispetto ambientale, di solidarietà, di meritocrazia, e se non fosse per qualche sfumatura nel settore dell’immigrazione sarebbero indistinguibili. Ciò che li distingueva (all’apparenza) era la maleducazione berlusconiana. Problema risolto con un impermeabile che copre le nudità volgari.

Mi rivolgo ai tre grandi gruppi che sostengono Monti e non alle “ali estreme”. I comunisti, infatti, hanno un altro orizzonte, ovviamente. Così i Verdi ambientalisti in qualche modo “contermini” al Movimento Cinque Stelle che ha al momento un confuso orizzonte di decrescita. Dall’altra parte, c’è il localismo della Lega e l’antiliberalismo delle formazioni di destra.

Tutti, però, sono fuori dalla stanza dei bottoni.

La Modern Money Theory, invece, è una teoria che ha già varcato la soglia della stanza dei bottoni. Per quanto Barnard la renda radicale – e su diversi aspetti tecnici lo è – in questo momento gli economisti MMT sono entrati in contatto con Obama e stanno elaborando (con altri) il progetto di riforma della Banca centrale americana.

Non sono, dunque, dei sovversivi anti-sistema, seppur alcune loro posizioni su debito, deficit, tassi di interesse siano davvero rivoluzionarie rispetto tutto ciò che ci ripetono da anni giornali e politici e con i fondamenti di questo governo.

L’unico italiano che ha parlato a Rimini è l’economista Nino Galloni, ex consulente dei governi guidati dalla Democrazia Cristiana ad inizio e alla fine degli Anni Ottanta: anche lui non un pericoloso sovversivo, dunque.

E allora perché la troika italiota Pdl-Pd-Terzo Polo non li ascolta? Perché non si avvia un dibattito democratico interno a questi gruppi? Perché nessuno dice, soprattutto dalle parti del Pd, “vediamo un po’ che sta combinando in America il Partito Democratico Usa?” (e quindi instaurare una analisi critica delle scelte del passato: sono stati liquidati il comunismo e la Dc, dovrebbe essere più facile mettere in soffitta D’Alema, no?).

Perché non ci dicono: “La MMT è una boiata pazzesca, siete dei fessi!”, oppure confutano le tesi di Kelton e Auerbach e tanti altri (anche italiani), o piuttosto le analizzano e cercano di capirle?

Il vuoto, purtroppo, si è impossessato di loro.

La delega gerarchica nasconde la buona fede di basi sempre più imprigionate in schemi privi di senso e governate da oligarchie mentalmente immobili da vent’anni. George Grosz farebbe al caso loro. E parlo qui di MMT, ma la casistica potrebbe essere estesa a molti altri campi.

Ma attenzione: quando parlo di MMT, parlo di politica ma in realtà di strumenti tecnici a disposizione della politica: gli MMTers sono post-keynesiani, ma lo stesso strumento potrebbe essere gestito da dittature militari per impiegare giovani in massa nell’esercito, ad esempio. Uno strumento della politica che però non si pone in antitesi con il capitalismo classico, come invece i decrescisti, i comunisti, e in parte i localisti di destra (non è un caso che soltanto qualche radicale “pannelliano” abbia espresso interesse, a seguito di quanto avvenuto a Rimini, oltre che a qualche “cinquestellato”).

Estremisti (chiamiamoli così) che comunque trarrebbero vantaggi dalla MMT, che in termini pratici consiste nel riposizionamento delle decisioni collettive all’interno degli Stati nazionali, e quindi dei cittadini, e non nelle oligarchie finanziarie sovranazionali, incontrollabili.

Per questo l’assenza di una analisi della MMT (ed altro, ovviamente, ma facciamo un passo per volta) ai massimi livelli di quei partiti, dove intellettuali di vario genere dovrebbero generare l’humus che poi i politici dovrebbero essere in grado di tradurre in comprensione e consenso popolare, dimostra una cosa: si tratta di partiti vuoti, adatti ad occupare il tempo in televisione e spazi sui giornali ma incapaci di i sulla incidere positivamente sulla vita dei cittadini che rappresentano.

Per questo, ancor di più, i duemila di Rimini fanno paura: perché non stanno ai margini e non fanno teoria, non spaccano vetrine, non sbandierano ideologie vetuste, ma mirano al centro di quello che Barnard chiama Vero Potere, perché il centro (non dello schieramento politico nello schema destra/sinistra, ma della discussione politica trasparente) è il luogo da dove in realtà attingono le loro radici.

c) Due parole su Paolo Barnard

Tutto avviene in Rete, ormai, con bloggers di vario genere che consentono l’analisi invece preclusa dalla stampa classica. E se ne sentono di ogni. P.B. sarà a molti antipatico, eccessivo, e quel che volete: ma questo è chiacchiericcio, non sostanza, e chi-se-ne-frega?

Per qualcuno come il professor Alberto Bagnai P.B. sarà in ritardo di anni (e probabilmente sarà vero); per altri come Marco Francesco Demarco  P.B. si è svegliato a quarant’anni. Per altri gruppi politici o informativi, il successo di Rimini rappresenterebbe non una vittoria ma uno scippo di centralità oppure una forma di partecipazione più di massa di quanto da tempo praticato convintamente in forme ridotte. Per altri… mi fermo qui: o qualcuno dice che la MMT è una “boiata pazzesca”, e lo dimostra, oppure scelga le altre uniche due opzioni rimaste: resti indifferente, o si dia da fare.

Il resto non interessa a nessuno.