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RIMINI – Ce ne saranno di cose da dire e scrivere. Impossibile per un giornalista tralasciare il tanto – assoluto o relativo – messo a fuoco a Rimini, per il summit MMT. Impossibile ancora di più dal momento in cui il campo della comunicazione è (quasi) totalmente vuoto. Assenti televisioni, giornalisti delle testate riminesi, eccetera eccetera, tranne qualche tardivo recupero. Meglio tardi che mai.

Doveroso sarà approfondire, far emergere gli elementi da chiarire nell’ambito della Modern Money Theory, già analizzati comunque senza reticenze grazie alle tante domande degli oltre millecinquecento cittadini presenti al 105 Stadium di Rimini e soprattutto grazie alle risposte degli instancabili economisti nordamericani, a partire dalla bravissima Stephanie Kelton, e poi William Black, Michael Hudson, Marshall Auerback, (statunitensi tranne l’ultimo, canadese), e del “circuitista” francese Alain Parguez.

Mi ero accostato all’incontro con speranza ma anche molto scetticismo: avevo già letto in cosa consisteva la Modern Money Theory ma preferisco non abbandonarmi a facili entusiasmi e a ricette magiche, soprattutto in argomenti così basilari per il nostro futuro.

L’incredibile – e vergognoso – boicottaggio della stampa nazionale (su Repubblica qualche giorno prima un articolo di Federico Rampini sulla MMT molto importante ma non focalizzando l’imminente appuntamento romagnolo; ilFattoQuotidiano.it recupera in extremis e produce un resoconto l’ultimo giorno utile), ha fatto del summit un evento romanticamente carbonaro e gli ha fornito una patina sovversiva oltre ogni aspettativa: “Se nessuno ne parla è una debolezza ma anche una forza: significa che fa veramente paura” mi ha detto una partecipante.

Oltre allo scrivente, credo ci fossero soltanto alcuni blogger e qualche collega di un giornale on line abruzzese. “Siete quattro o cinque giornalisti” mi hanno detto all’entrata del 105 Stadium, sabato mattina.

Ma le informazioni non possono essere nascoste sotto un tappeto come polvere.  Così si scopre che l’evento “carbonaro” e “sovversivo” dell’ascetico Barnard vanta la presenza di economisti il cui gruppo ha già fatto breccia nelle istituzioni americane. Come scrive Rampini, “per quanto eterodossi, questi economisti sono riusciti a conquistarsi un accesso alla Casa Bianca. Barack Obama consultò Galbraith Jr. (uno del gruppo MMT) prima di mettere a punto la sua manovra di spesa pubblica pro-crescita, così come fece la democratica Nancy Pelosi quando era presidente della Camera”.

Ma c’è di più: oltre ad aver “salvato l’Argentina” a seguito del fallimento di inizio Millennio (unico caso concreto di applicazione della MMT), gli economisti neo-keynesiani “duri e puri” sono sempre più ascoltati dagli uomini del Congresso Usa: 6 su 17 economisti nominati per la riforma della Federal Reserve lo scorso autunno sono del gruppo MMT, su scelta del senatore indipendente Bernie Sanders (tra di loro, William Black e Stephanie Kelton).

Come dire: questa è l’aria che tira oggi nel centro del mondo, negli States potrebbe esserci un “New-New Deal” e le idee anche dirompenti del gruppo – sul tema monetario certamente – mentre negli Stati Uniti penetrano e contagiano i massimi livelli decisionali, in Italia sono ignorati prima e boicottati poi dalla stampa (la politica, lasciamola perdere) ed etichettati dagli oppositori come “strampalati” (quando va bene).

In breve, di seguito, prima di addentrarci nei prossimi giorni in una analisi critica ma proficua di quanto emerso a Rimini (compreso l’ampio dibattito sulla possibile uscita dall’euro con tutti i pro e contro), i punti salienti dell’MMT (che è uno strumento tecnico col quale la politica può ritrovare la sua centralità riempiendolo di contenuti):
fine dei vincoli finanziari legati al debito, al suo finanziamento e ai tassi di interesse (“e naturalmente permanenza dei vincoli fisici”, ha ripetutamente spiegato Stephanie Kelton);
necessità irrinunciabile per uno Stato di stampare moneta sovrana (attualmente preclusa ai paesi eurozona);
libera fluttuazione dei tassi di cambio della valuta;
possibilità di immettere moneta nel circuito economico senza provocare iper-inflazione grazie a programmi di piena occupazione e produzione di beni e servizi e a sistemi di drenaggio di eventuale denaro in eccesso (ad esempio tassazione);
impossibilità di fallire per uno Stato che abbia moneta sovrana con tassi di cambio liberi e quindi garanzia assoluta di assolvere i debiti contratti nel tempo.

Sembra impossibile vero? Ne parleremo a lungo, punto per punto. Invito anzi i lettori, abituali o nuovi, ad aiutarmi perché avremo la possibilità di costituire un gruppo di approfondimento per consultare quei documenti che, a mano a mano, cercheremo di ottenere dagli economisti del MMT per una piena comprensione della teoria.