L’intervista completa la trovate anche sul numero 884 di RivieraOggi Estate. Per guardare il video cliccare in basso a destra e attendere 10 secondi per il caricamento dello spot. Servizio a cura di Massimo Falcioni, riprese e montaggio di Maria Josè Fernandez Moreno.

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Entrambi a San Benedetto del Tronto, chi di passaggio e chi perché ormai di casa. Serse Cosmi e Carlo Mazzone si ritrovano per caso assieme, uno di fianco all’altro e si raccontano gentilmente a Riviera Oggi, tra bilanci del passato ed analisi del presente. Per il decano degli allenatori immancabile il riferimento all’Ascoli e alla tormentata estate del club bianconero, mentre per l’ex tecnico perugino (ad oggi in cerca di sistemazione ed in vacanza con la moglie in Riviera dall’amico Maurizio Compagnoni) l’occasione di osservare l’attuale mondo del calcio e di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Il mister umbro è stato intervistato presso lo chalet Brasil.

Tre promozioni col Pontevecchio e due con l’Arezzo. Non si può certamente dire che Cosmi non abbia fatto la gavetta.

“La gavetta in tutti i mestieri è fondamentale. Dà la forza per affrontare poi determinate situazioni a livelli importanti. Mi sono sempre vantato di averla fatta. Anche le esperienze nel calcio dilettantistico mi hanno permesso di acquisire valori. Ho allenato in tutte le categorie e ne sono fiero”.

A tal proposito, qualcuno al contrario ha subito ottenuto la grande occasione.

“Non condanno certo i calciatori che diventano subito allenatori. Chi direbbe di no ad un club importante se arrivasse la chiamata? Io punzecchio chi lo permette: i presidenti. La colpa è dei dirigenti, che si fanno abbagliare e che pensano che tutti siano Guardiola. Non è così, basterebbe sapere qual è la storia e quali sono i trascorsi di Guardiola. Tuttavia credo che il tempo sia galantuomo”.

Nel 2000 arrivò la chiamata di Gaucci, che le offrì una panchina di A.

“Venivo dalla serie C, ero considerato a grande rischio. Ricordo che mi rapportavo con umiltà agli altri. I miei colleghi all’epoca erano Ancelotti, Eriksoon, Capello, Terim, Guidolin, lo stesso Mazzone. Per loro ero l’eccezione, venivo coccolato perché li rispettavo. Ora non è più così, dopo due giorni allenano tutti. Io devo adeguarmi a un calcio che è cambiato, visto che vorrei allenare ancora per un po’. Ma se voglio allenare devo saper vivere in questo calcio”.

Lei è uno dei pochi che ha sempre mostrato riconoscenza a Gaucci. Che ricordi ha?

“Sono generalmente riconoscente alle persone che mi danno qualcosa. Lo sarò sempre, a differenza di altri. A Gaucci devo quasi tutto”. Sul tema interviene pure Mazzone (mister dei grifoni l’anno prima dell’avvento di Cosmi, nel 1999-2000): “Era una persona eccezionale, rispettava gli uomini. Ho dei ricordi bellissimi”.

Possiamo considerare l’esperienza al Genoa lo spartiacque della sua carriera? Prima di quell’avventura tanti trionfi, successivamente ben tre esoneri, a Brescia, Livorno e Palermo.

“E’ vero, fu uno spartiacque. Scelsi il Genoa con convinzione, azzeccai tutto, fu un’annata straordinaria, venimmo promossi ma accadde quello che sappiamo, con la conseguente retrocessione in C. Andai ad Udine, dove ebbi la possibilità di giocare in Champions, però col cervello ero ancora a Genova. Riguardo a Brescia non sono d’accordo: sono stato l’allenatore che in B ha fatto con le rondinelle più punti di tutti. Livorno e Palermo invece non le considero, il calcio è un’altra cosa”.

Tornando a Gaucci, è vera la voce che narra che fu lei a consigliare a big Luciano di acquistare la Sambenedettese?

“Confermo, consigliai Gaucci. Lui inizialmente aveva in mente il Grosseto ed io gli dissi che se proprio voleva prelevare un club in Interregionale poteva prendere la Samb, considerato il blasone e la storia che aveva. Il giorno successivo mi chiamò e mi rivelò che l’aveva già comprata”.