SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Come si cambia il volto di una città? Attraverso un lento processo di rinnovamento supportato e guidato dai regolamenti. Parliamo in questo caso di edilizia, di Regolamento edilizio, cioè di quell’insieme di norme e disposizioni che disciplina da un punto di vista tecnico gli aspetti estetici, igienico-sanitari, quelli inerenti alla sicurezza e alla vivibilità degli immobili di una città.

In un precedente articolo abbiamo raccontato del rapporto 2010 pubblicato dall’Onre (Osservatorio nazionale sui regolamenti edilizi per il risparmio energetico) e siamo persuasi che tale sguardo d’insieme sull’evoluzione della materia nei Comuni d’Italia possa far percepire la direzione del cambiamento. Nello scorso anno, dicevamo, circa l’8% dei Comuni del nostro Paese ha modificato i propri regolamenti per introdurre obiettivi di sostenibilità. I campioni segnalati dall’Onre sono Collegno, 50mila abitanti circa, in provincia di Torino, i Comuni toscani dell’empolese – Val d’Elsa e infine Salerno: uno al nord, uno al centro e uno al sud.

Abbiamo confrontato i Regolamenti di Collegno e di Salerno con quello di San Benedetto del Tronto (tutti e tre allegati qui a destra nell’articolo per la comodità del lettore) per capire se e quali differenze ci fossero, mutuando i criteri che l’Onre stesso ha individuato per il suo rapporto, cioè isolamento termico, utilizzo delle fonti rinnovabili, efficienza energetica, orientamento e schermatura degli edifici, materiali da costruzione locali e riciclabili, risparmio idrico e recupero acque meteoriche, isolamento acustico, permeabilità dei suoli ed effetto “isola di calore”.

Partiamo innanzitutto dalle date: quello di Collegno è stato approvato nel 2009, quello di San Benedetto, nella sua ultima versione, nel 2010, quello di Salerno è vigente dal 2010. Tutti e tre piuttosto recenti.

Quanto all’isolamento termico, essenziale per il contenimento del consumo energetico, a Collegno si segnala sia l’obbligo di isolamento igrotermico dell’involucro con indicazione dei valori massimi di trasmittanza termica delle pareti, cioè della loro capacità isolante, sia la promozione di un maggiore spessore delle murature esterne ed il ricorso ai tetti verdi, cioè terra e vegetali anziché tegole. A Salerno e San Benedetto invece l’isolamento termico viene citato nel Regolamento solo in modo generico.

Veniamo all’utilizzo di fonti rinnovabili, chiave dell’edilizia sostenibile: Salerno prevede l’obbligo del 50% di acqua calda sanitaria (Acs) proveniente da solare termico e l’installazione di almeno 1 chilowatt di fotovoltaico per alloggio. A Collegno è previsto l’obbligo del ricorso al solare termico per integrare l’energia necessaria all’Acs. Una specifica indicazione su questo punto manca a San Benedetto.

Efficienza energetica dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento, cioè allaccio ad una rete di teleriscaldamento, uso di pompe di calore o collegamento ad impianti di cogenerazione (cioè la produzione e il consumo contemporaneo di diverse forme di energia partendo da un’unica fonte): è un criterio specificamente previsto a Collegno e a Salerno, ma a San Benedetto no.

Anche l’orientamento e schermatura degli edifici sono criteri per ridurre il fabbisogno di energia sia per il riscaldamento sia per il raffrescamento delle abitazioni. A Collegno è previsto l’obbligo di orientamento est-ovest e schermatura per l’80% delle superfici vetrate. Anche a Salerno è presente una specifica disposizione in materia, ma non a San Benedetto.

In merito ai materiali da costruzione locali e riciclabili nessuno dei tre Regolamenti presi in considerazione ne fanno menzione. Altri Comuni invece prevedono tale criterio, ad esempio: Agrate Brianza (Mb), Arignano (To), Campi Bisenzio (Fi), Carugate (Mi), Forlimpopoli (Fc), Mondragone (Ce) e Rozzano (Mi).

Curioso invece il criterio relativo al risparmio idrico e recupero acque meteoriche, cioè recupero delle acque piovane per uso di irrigazione domestica, che è espressamente previsto nei Regolamenti di Collegno e Salerno e pure in quello di San Benedetto, ma in senso diametralmente opposto alla raccolta e al riutilizzo: “Le acque meteoriche (acque bianche) devono essere convogliate alle pubbliche fognature con allacciamento separato e distinto da quello convogliante le acque nere”.

La situazione è nettamente migliore a San Benedetto per ciò che ha a che fare con l’isolamento acustico che rappresenta un requisito essenziale per la vivibilità e qualità delle abitazioni. Tutti e tre i Comuni hanno previsto disposizioni in materia.

Infine consideriamo la permeabilità dei suoli ed effetto “isola di calore”, criterio utile ad impedire l’incremento della temperatura nelle aree urbane, le isole di calore vere e proprie. Alcuni tra gli accorgimenti sono: la scelta di pavimentazioni drenanti, l’utilizzo del verde, le tecniche di ingegneria naturalistica e la progettazione di verde pensile. Il parametro, non riscontrato in modo specifico né a Collegno né a San Benedetto, è però presente nel Regolamento di Salerno.

Da quanto emerge dall’analisi comparata dei tre Regolamenti, si può senz’altro concludere che ci sono ampi spazi di miglioramento per la nostra città e, in generale, per tutto il nostro territorio che non brilla per le disposizioni in materia di edilizia sostenibile. Le prossime elezioni amministrative sarebbero un’occasione imperdibile per pretendere “in comune” un vero cambiamento al volto della città.