SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un consiglio comunale, entro venti giorni, per indire formalmente il referendum consultivo sulla Megavariante. Ma la richiesta, ad oggi mercoledì pomeriggio, non è ancora stata accolta dalla presidenza del consiglio comunale in quanto manca una firma autentica di uno dei sei consiglieri richiedenti.

Forte delle 4373 firme raccolte dal Comitato Prg a Crescita Zero, mercoledì mattina il consigliere di Rifondazione, Daniele Primavera, ha protocollato la richiesta ufficiale al presidente Giulietta Capriotti, affinchè venga convocata l’assise per indire formalmente il referendum consultivo. Formalmente e “rapidamente”, si legge nella richiesta, “per non sovrapporre la scadenza alla consultazione elettorale prossima ventura”.

A norma di statuto, dopo la consegna delle firme il consiglio comunale avrebbe dovuto spontaneamente indire una seduta per la questione referendum, ma le regole non prevedono una scadenza temporale esatta entro cui farlo. Con la richiesta ufficiale firmata da sei consiglieri, si pone questa scadenza (venti giorni dalla richiesta).

In calce al documento, i nomi di Primavera, Giorgio De Vecchis (Fli), Luca Vignoli (Pdl), Nazzareno Menzietti (Gruppo misto), Giuseppe Nico (Udc), Mario Narcisi (socialista indipendente). Ma, delle sei, fino a mercoledì mattina mancava una firma autografa, quella di Menzietti. Pertanto il presidente Capriotti ha affermato che non può ancora dare seguito alla richiesta. Nei corridoi del Comune, a precisa domanda la presidente ha detto: “Non ho altri punti da inserire all’ordine del giorno, e poi manca una firma. Sapete quanto costa alla collettività fare un consiglio comunale? Pochi giorni fa ne abbiamo tenuto uno aperto alla cittadinanza proprio per la Megavariante”.

Non tarda la nota polemica di Primavera: “Ancora una volta la Presidente Capriotti e il sindaco Gaspari non perdono l’occasione di dimostrare la loro arroganza. Nonostante siano state presentate e convalidate ben 4373 firme di richiesta per il referendum contro la maxivariante, l’amministrazione comunale non ha ancora adempiuto al suo dovere sancito dallo statuto convocando il Consiglio Comunale a deliberare sul punto referendario”.

L’esponente di Rifondazione poi parla di due strade percorribili, ora: o il ritiro della delibera sulla Maxivariante (nello specifico, il primo atto di indirizzo del 23 dicembre 2009), o l’indizione del referendum.

“Non esistono terze vie né furbizie: l’amministrazione si prenda le proprie responsabilità ed accetti il confronto con la cittadinanza, o torni sui suoi passi e ritiri la delibera consigliare. Proprio come Berlusconi, anche Gaspari continua a dimostrare il proprio disprezzo per le istituzioni e per i meccanismi democratici, adducendo scuse e boicottando il percorso intrapreso. E’ evidente – prosegue Primavera – che anche per lui la democrazia e le sue regole rappresentano soltanto intralci. Peccato che però le regole valgano per tutti, maggioranza compresa; e che uno strappo alle norme statutarie sarebbe un atto gravissimo, un ulteriore passo verso l’ormai chiarissimo declino. Ci auguriamo che la sensibilità dei consiglieri del Partito Democratico e dell’Italia dei Valori riportino alla ragione il Sindaco e la Presidente”.