SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Da petrolio a plastica, da plastica a petrolio, non è banale come potrebbe sembrare. Un innovativo brevetto della azienda canadese Jbi (John Bordynuik Incorporated), consente di trasformare materiale plastico misto e sporco in petrolio e successivamente in gasolio, benzina e gas naturale.

Un progetto così attraente che lo scorso 15 dicembre è riuscito ad ottenere dal Dipartimento per la conservazione dell’ambiente dello Stato di New York il consenso per utilizzare commercialmente il processo di trasformazione denominato Da plastica a petrolio (Plastic2Oil) e per costruire un nuovo impianto nella città di Niagara Falls, dove la Jbi possiede già uno stabilimento in grado di trasformare fino ad una tonnellata di rifiuti plastici in carburante greggio liquido e gassoso ogni ora.

Le soluzioni attualmente utilizzate per trasformare la plastica in petrolio si basano su diverse tecnologie capaci di ottenere un prodotto più o meno raffinato ma con limiti sulla convenzienza del processo e sulla scalabilità della produzione a livello mondiale. In questo Plastic2Oil introduce una innovazione. È un modello che richiede un investimento di capitale minimo, fornisce rendimenti ottimali, ha bisogno di poca energia per funzionare e ingombra poco (un impianto occupa solo 45 metri quadrati). L’azienda dichiara di riuscire ad ottenere un litro di petrolio da ogni chilogrammo di plastica.

Sul sito del progetto Plastic2Oil è possibile proporre la propria candidatura per utilizzare la licenza del progetto. Viene richiesto di fornire dati circa la solvibitilià e la liquidità ed essere pronti a dimostrarle. La liquidità deve essere di almeno 250mila dollari e il patrimonio netto deve superare un milione di dollari. Da ultimo è richiesta la fedina penale pulita.