SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sole e sabbia in quantità: questo è quanto offre il deserto del Sahara. Ma c’è qualcuno che ha pensato di sfruttare questi beni: si tratta di Hideomi Koinuma, ingegnere alla guida di un gruppo di lavoro in sinergia fra due Università, una del Giappone e l’altra dell’Algeria. Il progetto si chiama Sahara Solar Breeder ed ha lo scopo di soddisfare entro il 2050 il fabbisogno energetico di metà della popolazione mondiale. Come?

Dalla sabbia si ricava silicio che è materia prima per la costruzione dei pannelli fotovoltaici. Questi a loro volta vengono messi in produzione e l’energia ricavata viene impiegata per raffinare più sabbia e costruire più pannelli. Sebbene il professor Koinuma ammetta che questo processo non sia stato ancora sufficientemente sperimentato, spiega che è l’unica via percorribile se si vuole risolvere la domanda energetica.

“L’energia che riceviamo dal sole è circa 10 mila volte quella utilizzata oggi dall’umanità. Dunque se potessimo utilizzarne solo lo 0,01% non saremmo mai a corto di energia, ma ne avremmo da buttare”, sono le parole di Koinuma.

Una volta creato un immenso impianto fotovoltaico grazie alla sabbia del deserto, rimane il problema di trasferire questa enorme energia disponibile là dove serva. Occorre quindi prevedere dei canali ad altissima capacità in grado di percorrere lunghissime distanze. La soluzione a questa criticità starebbe, secondo Koinuma, nelle linee di superconduttori che dovrebbero viaggiare ad una temperatura di 240 °C sotto lo zero con enormi costi per la refrigerazione.

In realtà esistono anche soluzioni alternative per il trasporto dell’energia. Una la propone la Desertec Foundation, azienda anch’essa operante nel più grande deserto del mondo: attraverso linee elettriche ad alto voltaggio è possibile trasportare energia pulita fino ai centri di consumo. Si tratta di una tecnologia già utilizzata in diversi progetti nel mondo. La dispersione sarebbe bassa, attorno al 3% ogni mille chilometri. Rispetto alle tecniche che prevedono l’utilizzo dei superconduttori non ci sarebbe bisogno di sistemi di raffreddamento e il costo di trasmissione oscillerebbe tra 1 e 2 centesimi per chilowatt ora.

Sahara Solar Breeder è finanziato dall’Agenzia giapponese per la cooperazione internazionale, dalla Agenzia di scienza e tecnologia nipponica e il Progetto internazionale di ricerca sui problemi globali che, tutti insieme per questa prima fase dello studio di fattibilità, si sono impegnati con circa un milione di dollari l’anno per i prossimi cinque anni.