Giornalismo. Non è passato molto tempo da quando scrissi che fare vero giornalismo senza subire condizionamenti, è molto difficile se non addirittura impossibile. I rischi di prendere la strada larga, quella delle facili connivenze o dei pericolosi compromessi, sono altissimi. Ciononostante noi preferiamo la strada stretta.
Non sono pochi coloro che, soltanto a parole, chiedono alla stampa di non guardare in faccia a nessuno, mentre nei fatti la cosa vale fino a quando un giornalista non tocca qualche loro interesse o magari esprime, seppur educatamente, una critica che non riesce ad accettare. Il caso di cui sto per scrivere è piccolo, molto piccolo ma vale molto come esempio.

Ricordate le mie critiche, che motivai senza nascondermi, al premio giornalistico “Novemi Traini” organizzato dalla Pro Loco sambenedettese del presidente Marco Calvaresi? Feci notare alcune incongruenze su questo spazio mentre in altri spazi i miei redattori riportarono la semplice cronaca della manifestazione.
Probabilmente, da quel momento, siamo diventati, per la spettabile associazione locale, un giornale scomodo. Da evitare e non invitare alle conferenze stampa nelle quali presentano le loro iniziative pubbliche. Chissà mai cosa potremmo riportare e magari non limitarci alla semplice velina o a compiacimenti vari come fan tutti. O quasi.

Non è valsa dopo il primo “sgarbo” una mia telefonata al presidente nella quale chiesi chiarimenti. La nostra libertà di esprimerci evidentemente non è più gradita alla Pro Loco Sambenedettese. Non credo che nessun nostro lettore si strapperà i capelli ma un po’ mi dispiace perché, dopo alcuni forti dissapori risalenti ai tempi in cui era presidente del Consorzio turistico, avevo costruito con Marco Calvaresi un bel rapporto che mi aveva portato anche a rivedere alcune mie convinzioni. Alla prima “incomprensione” ha richiesto il divorzio che io non accetto. Molte “coppie” divise restano amici, lui neanche quello ma io aspetto con fiducia che cambi idea.