SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Giovanni Gaspari risponde alle 10 domande sulla cassa di colmata consegnate in commissione consiliare aperta, lo scorso 29 ottobre, dall’ex assessore (e collega di giunta) Nazzareno Torquati a nome del Comitato di difesa della Costa Picena. Pubblichiamo di seguito integralmente la nota stampa, aggiungendo soltanto, per facilitare la lettura, in corsivo, le domande prima delle risposte. Nostri sono anche i “grassetti”.
Prendo spunto dalla convocazione indetta dalla Regione per domani, 19 gennaio, ad Ancona, di tutti i Comuni costieri per esaminare il problema dell’erosione marina e individuare soluzioni unitarie, per tornare sui quesiti posti a suo tempo dal “Comitato di difesa della Costa Picena” in merito alla cassa di colmata.

Mi rammarico per il tempo trascorso dal momento in cui i quesiti furono posti, ma ora li rileggo più attentamente e non posso non notare la loro formulazione in chiave retorica, o meglio che presuppone risposte che gli estensori si sono già dati.

Proverò a dare risposte chiarificatrici ma un fatto mi preme sottolineare: il Sindaco è per legge la massima autorità sanitaria del Comune e il sottoscritto, per rispetto della norma ma soprattutto per sensibilità personale, è il primo ad essere attento a che non vi siano rischi per la salute pubblica nelle attività che si svolgono sul territorio comunale.

Sa il sindaco quante casse di colmate sono state realizzate in Italia ed in quale località a forte connotazione turistica ne è stata realizzata una immediatamente prospiciente le concessioni balneari?
1. Mi risulta che vi siano altre esperienze di casse di colmata in località a vocazione turistica (a pochi chilometri da Venezia, ad esempio, c’è Marghera), peraltro in condizioni ambientali infinitamente più precarie (basti pensare alle industrie chimiche di quell’area).

Sa il sindaco in quale località soggetta alle procedure di Parco Marino e avente nel suo territorio una riserva naturale è stata realizzata una cassa di colmata?

2. Ricordo che il Parco Marino del Piceno si presenta come il primo esperimento di area marina protetta in ambiente fortemente antropizzato, con tutto ciò che comportano le connesse attività umane. Bisogna contestualizzare i problemi.
Sa il sindaco che l’innalzamento dei parametri inquinanti per le casse di colmata è stato autorizzato onde permettere lo smaltimento di fanghi provenienti dalle aree fortemente degradate quali Bagnoli, Piombino, Ravenna e Porto Marghera?

3. Sì, so anche che i Comuni non fanno le leggi ma le applicano e comunque abbiamo il dovere di affidarci totalmente alla competenza dell’Ente pubblico deputato a vigilare sulla tutela ambientale, cioè l’Arpam.

Sa il sindaco che delle cinque casse di colmata previste per le Marche quella di San Benedetto si doveva realizzare per ultima e invece è stata la prima essendo una tecnica sperimentale per il mare aperto?
4. Io so che grazie alla cassa di colmata è stato possibile realizzare nel 2008 l’escavo del bacino portuale e il ripascimento della spiaggia con la sabbia compatibile. Senza cassa, si sarebbe proseguito a fare come prima, quando le sabbie estratte dal porto e non compatibili con il ripascimento si rigettavano in mare a poche miglia dalla costa.

Non ha suscitato allarme nel sindaco il fatto che l’Arpam abbia dichiarato che le analisi dei fanghi abbiano riguardato solo i metalli e non quelle batteriologiche e tossicologiche, che si sono rivelate altamente inquinanti?
5. Ripeto che nutriamo piena fiducia nei tecnici dell’Arpam che agiscono non solo nel rispetto delle norme ma anche con la coscienza di pubblici funzionari che operano in un settore così delicato. D’altronde le successive analisi sia dell’acqua attinta per gli usi del mercato ittico sia quelle, condotte dall’Università di Camerino, sul pescato, sui sedimenti, e sulle colonne d’acqua soprastanti, hanno dato come noto risultati assolutamente confortanti. E’ il risultato che conta.

Non ha suscitato allarme nel sindaco la visione video e fotografica di riversamento nella cassa di colmata di oggetti metallici, plastica, reti e cavi d’ acciaioche potrebbero lacerare i teloni isolanti?
6. Ho visto quelle immagini, ho verificato con i tecnici che mi hanno assicurato che si trattava di residui sfuggiti alla prima selezione avvenuta alla fonte, cioè al momento della estrazione dal porto di Senigallia, e che comunque si era provveduto a rimuoverli. Non ci sono state lesioni al rivestimento della vasca, come hanno avuto modo di constatare anche gli organi ispettivi di vari Organismi pubblici, intervenuti dopo le solerti segnalazioni del Comitato.

Secondo il sindaco la cassa di colmata è un primo passo per il terzo braccio del porto: ma sa il sindaco che essa non potrà mai essere utilizzata quale banchina non avendone le caratteristiche costruttive e non potrà essere utilizzata per la collocazione di manufatti non avendone la solidità prevista dalla legge?
7. Nessuno ha mai detto che l’area che si ricaverà dall’inertizzazione della vasca costituirà parte del futuro terzo braccio del porto: si è detto che sarà un piazzale a servizio delle banchine.

Sa il sindaco che è improprio parlare di terzo braccio al porto non avendo un progetto esecutivo per cui la cassa di colmata può essere definita abusiva?
8. Il terzo braccio è contemplato nel piano regolatore del porto adottato nel 1968 e approvato nel 1985, quindi è vigente. La cassa di colmata non è affatto abusiva, avendo tutte le autorizzazioni di legge.

Sa il sindaco che quotidianamente si riscontra un deflusso di acque nere dalla cassa di colmata che considerati i valori inquinanti possono seriamente compromettere l’ecosistema marino? Non crede il sindaco che andrebbe monitorata costantemente la fascia costiera anche con il tramite dell’Unicam che ha uno specifico settore di scienza della terra?
9. Nessuna segnalazione è pervenuta in merito a presunti sversamenti né, ripeto, se ne riscontrano effetti nelle tante analisi sin qui effettuate sulle acque. Quanto al monitoraggio della fascia costiera, ho già riferito delle indagini affidate proprio all’Unicam.

Considerato il pluriennale problema, comune ad altre città della costa marchigiana e abruzzese, creato sia dall’insabbiamento dei porti che dell’erosione delle coste non crede il sindaco che sarebbe il caso di fare fronte comune per conferire l’incarico a strutture altamente specializzate, tipo il Lic (Laboratorio di ricerca e sperimentazione per la difesa delle coste) afferente al Politecnico di Bari, affinché, anche grazie alle simulazioni in vasca, elabori un progetto risolutivo?
10. La risposta sta nella convocazione di domani ad Ancona. A quanto mi risulta, poi, proprio la regione Marche, nel proporre le soluzioni all’erosione costiera, si avvale, tra gli altri, delle competenze del Lic del Politecnico di Bari.

Mi sia concesso di aggiungere che a breve inizieranno i lavori di inertizzazione della vasca e quindi della sua asfaltatura. La città e l’area portuale disporranno di un nuovo spazio polifunzionale, sul cui migliore utilizzo ci confronteremo con la Capitaneria di Porto, il cui Comandante non mi stancherò di ringraziare per la collaborazione sempre dimostrata per ogni iniziativa che vada nella direzione dello sviluppo della città.

A quel punto, ne sono convinto, di queste polemiche, a cui peraltro sono state date in più occasioni (commissione consiliare aperta, incontri pubblici, dibattiti televisivi, ecc.) adeguate risposte dall’Amministrazione e dal Genio Civile titolare dei lavori, non resterà che uno sgradevole ricordo.